Ortomercato, l'ex ispettore Sogemi: "Ho rifiutato tangenti e sono stato lasciato solo"

Iose Dioli: "Dopo le minacce spinto alla pensione". Abbandonato anche dal Comune, pronto a tornare al lavoro gratis

L'Ortomercato di Milano

L'Ortomercato di Milano

Milano, 20 novembre 2019 -  «In questi anni ne ho viste di tutti i colori: hanno messo denaro nella mia auto, ho subito tentativi di corruzione e minacce, è arrivata a casa la busta con un proiettile. Ho lottato per la legalità, ma di fronte ho trovato solo un muro di ferro». Non nasconde la sua amarezza Iose Giovanni Dioli, ispettore dell’ortomercato che ha respinto al mittente le offerte di denaro e ha scelto di sporgere denuncia alla polizia. Dallo scorso primo aprile il 64enne, che abita a Casaletto Vaprio, paese nel Cremonese dove la figlia è sindaco, è ormai un ex dipendente Sogemi, perché ha scelto di andare in pensione approfittando di quota 100. Per il suo impegno nel contrasto a caporalato e lavoro nero, come rappresentante sindacale, nel 2011 era stato anche insignito dell’Ambrogino d’oro.

L’ex dg Stefano Zani, Giorgio Gnoli e Vincenzo Manco della società Ageas sono stati arrestati. Che cosa ne pensa? «È la dimostrazione che ho agito correttamente, che ho fatto bene a contribuire a far emergere un problema che andava avanti da tempo. Attorno al 2017 mi sono accorto che qualcosa non quadrava. Il mio compito era quello di svolgere attività istruttoria e controlli sui documenti, sul rispetto delle leggi. Ho ritenuto fosse mio dovere riferire, e di fatto sono stato messo da parte pur avendo aiutato a recuperare 500mila euro grazie alle sanzioni».

Come è andata? «Quando ho scelto di non stare in silenzio di fatto sono stato escluso dai processi decisionali. C’erano riunioni alle quali non venivo invitato, dopo aver ricevuto la busta con il proiettile al di là delle dichiarazioni di solidarietà di facciata sono stato lasciato solo, mi sentivo soffocare. Quando si è aperta la possibilità di andare in pensione mi sono reso disponibile a continuare a lavorare, anche con una forma di volontariato. Da parte dei miei superiori non ho ricevuto risposte, di fatto mi hanno spinto a lasciare l’ortomercato affidando le mie mansioni ispettive a una società esterna».

Come erano i rapporti con Zani? «All’inizio abbiamo lavorato in sintonia, poi qualcosa è cambiato e le nostre strade si sono separate. Io sono rimasto saldo su alcuni principi. Con i responsabili delle cooperative non sono mai andato a bere neanche un caffè, per non creare equivoci. Ho ricevuto proposte di tangenti ma sono sempre stato inflessibile. Il problema è che sono stato abbandonato anche dal Comune».

Perché? «Ho cercato una sponda anche nelle istituzioni ma l’unico a prestare realmente ascolto è stato David Gentili (presidente della commissione Antimafia di Palazzo Marino, ndr). Con una attività di prevenzione tutto questo si sarebbe potuto evitare, invece come al solito è dovuta intervenire la magistratura».

Adesso è in pensione. Di che cosa si occupa? «Leggo, dipingo, sto con la mia famiglia. Mi piacerebbe, però, lanciare un messaggio: se Sogemi vuole riprendermi sono disponibile anche a lavorare gratis, come volontario in prima linea per il rispetto della legalità». 

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