FRANCESCA GRILLO
Cronaca

"Ora siamo più preparati ma troppi ci guardano con rabbia e sospetto"

Dai pazienti diventati consapevoli agli insulti dei negazionisti: gli operatori delle ambulanze raccontano la seconda ondata

di Francesca Grillo

"Prima eravamo eroi. Ora ci considerano inventori di sciagure". Giuliano Ragusa, presidente della Croce Rossa di Buccinasco, allarga le braccia. Sguardo stanco, affaticato, appesantito dalla paventata seconda ondata che si sta affermando ancora più prepotente della prima. Perché "se prima c’era il timore e l’adrenalina, ora dobbiamo combattere anche con chi pensa che ci stiamo inventando tutto questo dolore", sospira. Parla di negazionisti, complottisti. Un atteggiamento che sta penalizzando chi il Covid lo combatte in prima linea, come soccorritori volontari e professionisti. Quelli che si fanno 12 ore al giorno di turno al centralino o in ambulanza, bardati come apicoltori. "È avvilente sentire certi discorsi – ancora Ragusa –, si crea un clima dove noi soccorritori siamo nemici e autori di non si sa bene quale complotto, con video fake". Come quello che gira da qualche giorno sui social, di presunte ambulanze che azionano la sirena "solo per mettere paura", commentano gli autori. "Sono settimane pesanti, come quelle di marzo e aprile e ciò che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni è difficile da sopportare", scuote la testa il presidente della Cri. E non è l’unico. Francesco Nucera della Croce Viola Rozzano ha deciso di pubblicare sui social ogni giorno una "lezione" in risposta alle tesi dei complottisti, specificando, per esempio, che "se l’ambulanza è in sirena e poi la spegne, magari ha ricevuto dalla centrale la sospensione di un servizio che stava effettuando". Anche Francesco, da autista dei mezzi di primo soccorso, vive sulla propria pelle lo sconforto delle ipotesi di cospirazione che rendono ancora più duro un lavoro usurante, soprattutto in questo periodo. "Pazienti covid si mescolano a quelli con altri problemi. È un lavoro che facciamo con passione ed entusiasmo – ammette Nucera –, ma il timore del contagio e di portare a casa il virus è forte". Rispetto alla prima ondata i soccorritori sono più preparati "e anche i pazienti sono più consapevoli – prosegue –. Prima piangevano, non volevano essere portati in ospedale, non sapevano cosa sarebbe capitato. Per noi era difficile strapparli agli affetti della famiglia che forse non avrebbero più rivisto. Ora c’è meno paura di andare in ospedale, anzi, lo reputano il posto più sicuro".

Ha notato diversità rispetto alla prima ondata anche Carlo Visconti della Croce Amica Basiglio: "Spesso i pazienti ci dicono che li ha convinti il medico di base a chiamarci, perché oberato di lavoro non riesce a seguire tutti. Areu, l’Azienda Regionale di Emergenza e Urgenza, continua ad aumentare il numero di ambulanze in circolazione per sopperire alle tante richieste. Da noi siamo riusciti, con uno sforzo incredibile, ad aumentare i turni del 50%, ma è dura. Nessuno è al sicuro". Soprattutto i soccorritori che spesso sono il primo contatto tra paziente e ospedale. "Abbiamo imparato a gestire la paura – dicono –, la nostra e quella dei pazienti. Noi, per fare coraggio, gli sorridiamo con gli occhi", dietro una mascherina che protegge ma non nasconde il dolore.