LUCA SALVI
Cronaca

Scuola, tramonta l’occupazione tra gli studenti milanesi

Per la prima volta dal 2007 niente sacchi a pelo in classe

Il liceo Cremona occupato dagli studenti nel novembre 2010, uno degli ultimi blitz

Milano, 27 dicembre 2016 - "Zero" in occupazione. In quest’autunno mai così tiepido, gli studenti milanesi per la prima volta dopo dieci anni non hanno dormito con i sacchi a pelo in classe. Solo qualche timido tentativo, al Tenca e al Pasolini negli ultimi giorni di lezione, al Parini la scorsa primavera, che non ha dato i frutti sperati dai rispettivi collettivi: all’ultima campanella, tutti a casa.

Così sembra avviata al tramonto la forma principe della contestazione studentesca, quella che nel 1967 all’Università Cattolica diede il la al ’68 e nella quale, nel 1970, esordì “politicamente’’ (al liceo Tasso di Roma) l’attuale premier Gentiloni. E che un sottosegretario uscente all’Istruzione, Davide Faraone, due anni fa definì "formativa". Ma i numeri parlano chiaro: nel 2008 furono quattro i licei occupati - più l'Accademia di Brera - all’epoca del movimento dell'“Onda’’ e della protesta anti-Gelmini (tagli agli organici) e negli anni successivi non mancarono scuole “prese’’ per una o più notti, con l’aggiunta nel 2009 del civico liceo Gandhi, destinato dalla giunta Moratti alla chiusura, e nel 2010 della Statale, contro la riforma universitaria in via di approvazione. Tra gli istituti più occupati: Tenca, Agnesi, Donatelli-Pascal, classico Manzoni, i tre artistici. Ma anche al Volta, Parini e Berchet i collettivi si fecero sentire. Poi, dal 2013, è cominciato un lento declino. Puntuali i cortei autunnali, in picchiata le occupazioni.

Nel 2013 toccò solo a Bottoni e Brera. Nel 2014 l’autunno vide svegliarsi il Pasolini. In primavera si mossero classico Manzoni, Boccioni e Virgilio. Un anno fa, a occupare, una sola scuola: l’Agnesi. E nelle ultime settimane di questo trimestre scolastico hanno tentato al Pasolini per problemi all'impianto di riscaldamento e hanno "tenuto" la palestra e un piano dell'edificio per una mattina i liceali del Tenca, contro la "Buona Scuola" e i "presidi-manager". Scarsa la partecipazione. Se gli altri pasoliniani non risposeto all'appello, con reciproche accuse sui social, al Tenca, all’assemblea plenaria per decidere l'occupazione, erano appena in 70, su 1370 studenti. "Le politiche su scala nazionale dei governi in successione hanno eliminato lo spazio critico nelle scuole - lamenta un ragazzo del Collettivo autonomo Tenca - e il cortile, luogo tradizionale di confronto, quest’anno è chiuso per lavori". Secondo Elena Fusar Poli, ex pariniana "barricadera" da sempre in prima linea con il centro sociale Il Cantiere "le riforme hanno fatto un sacco di danni, dalle norme disciplinari più severe ai presidi che introducono il badge".

Un prof del liceo artistico di Brera prova a spiegare che "le proteste hanno sempre avuto figure-bersaglio, dalla Gelmini a Monti fino a Renzi. Quest’anno, caduto il governo, c’è stato spaesamento tra gli studenti». Altro motivo: la cogestione e l’autogestione (lezioni alternative organizzate con o senza prof) hanno preso sempre più piede a scapito dell'occupazione. Anche perché è meglio evitare problemi con la giustizia. Come indicano anche i "vademecum sull’occupazione" sempre più diffusi sui siti specializzati (studenti.it, skuola.net...). Meglio non rischiare. Poi, come successo al liceo Azzarita di Roma, magari ci pensano i genitori a far cambiare idea ai figli. Segno dei tempi. E buon per i presidi. Che non devono più denunciare occupanti abusivi (Caravaggio 2010). O ricorrere a sospensioni di massa. All’Agnesi capitò a 150 studenti, per assemblea non autorizzata. Da ultimo: se i social aiutano gli studenti a diffondere le rivendicazioni, allo stesso tempo sono più controllabili del vecchio sano passaparola. Dell’epoca di Capanna come della Pantera.