
L’ospedale Galeazzi venne fondato nell’omonima struttura nel 1957. A ricordarne gli esordi è Luigi Zagra, responsabile dell’Uo di Chirurgia dell’Anca I dell’Istituto Ortopedico.
"A metà degli anni ‘60 un terzo della piccola clinica polispecialistica si trasformò in centro ortopedico, come costola dell’istituto Gaetano Pini, con 4 giovani medici che all’epoca non erano neanche ortopedici. Tra questi anche mio padre Antonino. Erano molto amici e si occupavano di tutto, pazienti in reparto ma anche aspetti organizzativi. Negli anni ‘90 il Galeazzi, all’epoca della famiglia Ligresti, ottenne una certa fama come centro ortopedico ma la grande svolta si è avuta dal 2000 quando è entrato a far parte del Gruppo San Donato: l’attività crebbe enormemente, si aggiunsero altri specialisti, anche di fama nazionale. L’ospedale fu il primo a creare delle divisioni ortopediche specialistiche, per il ginocchio, la colonna vertebrale, eccetera. Negli ultimi 15 anni si è sviluppato come istituto di ricerca (Irccs)".
Luigi Zagra ricorda quando da studente di medicina si recò in sala operatoria al Galeazzi dove stava operando suo papà papà Antonino, classe 1940, che ancora oggi guida l’unità spinale: "Mi impressionai un po’ per il sangue" - ammette col sorriso. Le loro strade, hanno però seguito percorsi diversi: "Il mio maestro fu Roberto Giacometti, responsabile della chirurgia dell’anca: quando andò in pensione presi il suo posto". Oggi quello dell’anca, con 4.300 protesi annue, è il settore prevalente. Gli interventi alla colonna vertebrale sono 1.300. "Lavorare al Galeazzi, mi ha permesso di accrescere la mia professionalità a livello nazionale e internazionale all’interno dell’istituto e di ricoprire ruoli nelle società ortopediche italiana (Siot) ed europea (Efort). A novembre inaugureremo l’aula magna da 450 posti nel nuovo edificio a Mind con un congresso degli istituti ortopedici di maggior livello di tutto il mondo, tra cui, oltre a noi, l’unico altro Irccs italiano, il Rizzoli di Bologna”.
La nuova sede consentirà di avere nuovi spazi e la possibilità di diventare, col Sant’Ambrogio un ospedale "da mono a polispecialistico, con specialità non solo ortopediche per i nostri pazienti, che arrivano da tutta Italia e dall’estero. Il Covid ci ha permesso di sviluppare delle potenzialità: tornare ad occuparci, col Pini, della traumatologia ortopedica ‘ordinaria’ mentre gli ospedali erano chiusi, e potenziare la telemedicina. Quest’ultima ci consente di visitare da remoto casi urgenti o di controllo. Ora la nuova, grande sfida del nuovo ospedale". L.D.B.