"Botte e manganellate, ma senza ucciderlo", i piani di Avanguardia Rivoluzionaria

I progetti deliranti dei neonazisti e il blitz a San Siro. Il regalo di papà? Una P38 della Germania hitleriana

La Digos ha tenuto sotto controllo i quattro giovani e poi è intervenuta

La Digos ha tenuto sotto controllo i quattro giovani e poi è intervenuta

Milano, 2 luglio 2021 - "Se è in moto, ancora meglio. Perde l’equilibrio, cade e iniziamo a prenderlo a manganellate". Ma senza toccare la testa, perché "se lo mandiamo all’altro mondo rischiamo che tutto quello che vogliamo fare nel futuro poi vada a p...". Nessuna premura per la vittima designata, un ragazzo di origini magrebine che frequenta i centri sociali, "un musulmano di m... che non dovrebbe neanche stare nella nostra nazione". La cautela era dovuta al fatto che il momento, secondo loro, non fosse ancora propizio per uscire allo scoperto: ci sarebbero voluti anni per arrivare al collasso del sistema democratico e instaurare il regime totalitario filo hitleriano al quale aspiravano, da coltivare con azioni terroristiche. Avanguardia Rivoluzionaria, la banda neonazista di 4 giovani milanesi (due ventenni e due ventunenni) incensurati, di buona famiglia e acculturati (due studiano Scienze politiche a Trieste) è stata smantellata dalla polizia di Stato. Erano pronti alla prima azione violenta, programmata per la sera del 16 giugno nel quartiere di San Siro. Negli zaini, un manganello telescopico, un coltello di 18,5 centimetri, passamontagna, guanti rinforzati, un deodorante spray da spruzzare negli occhi e pure cartoline con Hitler e Mussolini. Il piano è naufragato: c’era troppa folla, dopo la partita degli Europei Italia-Svizzera, e soprattutto i ragazzi sono stati intercettati dalla polizia che, sapendo dei loro piani, ha simulato un controllo accanto a via Della Moscova. Per tutti e quattro, Giulio Leopoldo S.L., il "Comandante G.", Aleksij T., Luca G. e Tommaso G., sono scattate misure restrittive della libertà personale, dell’obbligo di dimora con contestuale obbligo di presentazione giornaliera in un ufficio di polizia, secondo quanto disposto dal gip Manuela Accurso Tagano su richiesta dei magistrati Enrico Pavone e Alberto Nobili, capo del pool Antiterrorismo della Procura. L’accusa è di associazione a delinquere e incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. A loro sono arrivati gli investigatori della Digos guidati da Guido D’Onofrio e Giovanni Di Biase. "Esistono venti ideologici che si possono trasformare in qualcosa di deflagrante", ha sottolineato Nobili. I loro nomi di battaglia? Quelli di terroristi icone di riferimento della galassia neonazista come, ad esempio, Anders Breivik, responsabile dell’eccidio di Utoya. È emerso che almeno in una delle famiglie ci fosse un ambiente razzista. Il padre di uno di loro, che detiene regolarmente 26 armi, aveva promesso al figlio di regalargli una pistola Walther P38, prodotta e utilizzata nella Germania nazista, non appena avesse ottenuto il porto d’armi.  

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