Non è un Paese per bimbi: A Milano -13% di nascite. "Invertiamo la tendenza"

Il calo in 10 anni. Plasmon lancia la piattaforma “Adamo“ per trovare soluzioni. Cosa frena? I costi, la paura di perdere il lavoro e la carenza di servizi

Bambini (archivio)

Bambini (archivio)

Milano, 17 febbraio 2023 - Una scuola senza bambini e una sala parto senza pianti di neonati. Lo scenario è questo nel cortometraggio provocatorio “Adamo“ che proietta lo spettatore nel 2050, in cui la nascita di un bimbo è un evento unico. Davanti alla telecamera anche un’ostetrica e una maestra d’asilo “vere“, non attrici, che nel docufilm interpretano loro stesse e che nella realtà non trattengono le lacrime immaginando un mondo così. Un futuro che non è troppo inverosimile considerando il calo demografico: in Italia, il numero di nascite si è abbassato del 25% in dieci anni, tra il 2011 e il 2021. In Lombardia, tra il 2010 e il 2020, i neonati in meno sono stati 28.580. Significa – 29,2%. Meglio Milano, anche se il segno è comunque negativo: – 13% tra il 2011 e il 2021. Nel dettaglio, 1.501 nuovi nati in meno paragonando gli 11.547 piccoli del 2011 ai 10.046 del 2021. Quanto al numero di figli, la Lombardia se la cava leggermente meglio rispetto al dato nazionale (1,27 a fronte di 1,25) ma poco cambia: sempre al di sotto della media europea che è di 1,5. "Ma siamo ancora in tempo", è il messaggio lanciato ieri al Cinema Anteo da Plasmon, che ha ideato il progetto “Adamo“ insieme a Fondazione per la natalità. Obiettivo, costruire una piattaforma digitale e di dialogo per mettere in connessione istituzioni e privati provando a invertire il trend negativo della natalità. Arrivando a una proposta di legge (www.adamo2050.com). Secondo la ricerca “Figli: una ricchezza onerosa” di Community Research & Analysis sotto la direzione di Daniele Marini (Università di Padova) su un campione di quasi 1.100 persone, gli italiani vivono il contesto attuale come altamente "incerto" (53,7%). Ma più di uno su due (57,4%) ha almeno un figlio e, di questo, un terzo vorrebbe avere altri bambini (34,3%). Fra chi non ha figli (42,6%) invece, il 40,4% vorrebbe averne uno. Le ragioni sul perché non si fanno figli sono legate alla sfera economica (69,2%. Mantenere un figlio costa in media 640 euro al mese) e a quella lavorativa (timori di perdere il lavoro, 60,2%) e organizzativa (carenza di servizi, 55,1%). Ma per il 67,3% avere figli è gioia.

"Se la tendenza resterà questa, nel 2050 ci sarà un rapporto di 1 a 1 tra pensionati e lavoratori. Insostenibile – sottolinea il demografo Alessandro Rosina (Università Cattolica) –. Ma il numero di figli desiderato è in linea con quello degli altri Paesi: invertire la tendenza è possibile. Come? Il figlio deve essere riconosciuto come bene collettivo". Il sindaco Giuseppe Sala commenta: "Ci vogliono servizi, agevolazioni, stipendi adeguati. Occorre mettere in atto politiche a livello nazionale, oltre che locale, che siano di sostegno". "Abbiamo cominciato a elaborare un codice deontologico, che sottoporremmo ad aziende e associazioni di categorie, che riguarda una serie di punti a partire dalla possibilità per le donne di avere anche attraverso l’assistenza integrativa un di più", ha evidenziato in collegamento il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella. "L’obiettivo è poter garantire a tutti coloro che lo desiderano la possibilità di diventare genitori – conclude Konstantinos Delialis, ad di Plasmon Italia –. Per esempio con estensione del congedo di paternità, aiuti economici e formazione. Ma anche dando importanza al talento femminile, anche al rientro dalla maternità".

 

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