ANNA GIORGI E NICOLA PALMA
Cronaca

Morte di Ramy, due carabinieri indagati: “Hanno fatto cancellare un video”

I militari sono accusati di depistaggio, ma anche di favoreggiamento personale al collega vicebrigadiere che guidava la Giulietta dell’inseguimento. Dopo le perquisizioni, sono stati loro sequestrati i telefonini

Momento di commemorazione di famiglia e amici per Ramy Elgaml, morto a 19 anni all’incrocio tra via Ripamonti e Quaranta

Momento di commemorazione di famiglia e amici per Ramy Elgaml, morto a 19 anni all’incrocio tra via Ripamonti e Quaranta

Milano, 10 dicembre 2024 – Favoreggiamento personale e depistaggio. Di questo sono accusati due carabinieri del Radiomobile, i cui nomi si sono aggiunti a quello del vicebrigadiere del pronto intervento già indagato per concorso nell’omicidio stradale di Ramy Elgaml, morto alle 4 del 24 novembre nello schianto in via Ripamonti del TMax guidato dall’amico Fares Bouzidi al termine di un inseguimento iniziato otto chilometri prima in viale Monte Grappa.

Il nodo del video

Il filone, parallelo a quello che sta scandagliando la dinamica dello scontro tra i due veicoli, è legato alla presunta cancellazione di un video registrato con lo smartphone da un testimone oculare, che, sentito nei giorni scorsi dalla Procura, ha dichiarato di aver assistito in diretta alle fasi finali dell’inseguimento e di aver ripreso tutto con il cellulare; poco dopo, i due carabinieri ora indagati gli avrebbero imposto di eliminarlo dalla memoria, senza neppure vedere cosa avesse immortalato in quei fotogrammi.

In questo modo, l’ipotesi dei pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, avrebbero da un lato favorito il collega che guidava la Giulietta, che ha terminato la sua corsa contro il palo del semaforo, e dall’altro avrebbero “inquinato” i successivi accertamenti degli inquirenti, privandoli di immagini potenzialmente utili per capire cosa sia successo in via Ripamonti.

Gli atti di indagine

Sia i due militari indagati sia gli altri presenti sulla scena non indagati sono stati sottoposti a perquisizione; e i loro telefoni sono stati sequestrati, evidentemente per compiere ulteriori accertamenti tecnici.

Il passo dei magistrati è arrivato a poche ore dall’incontro a Palazzo Marino tra il sindaco Giuseppe Sala e i genitori del diciannovenne egiziano. A loro, come si legge in una nota di Palazzo Marino, il primo cittadino “ha voluto esprimere vicinanza alla famiglia per il grande dolore e ha ribadito l’apprezzamento per i toni di grande responsabilità, attenzione e attaccamento alla comunità milanese espressi dal padre nei giorni successivi alla tragedia”.

Le mosse della difesa di Fares

Intanto, la difesa del ventiduenne tunisino che guidava lo scooter (e che si trova ai domiciliari dopo l’arresto per resistenza) ha chiesto di poter visionare i veicoli coinvolti nell’incidente.

Nell’istanza, con la quale gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli si sono opposti al decreto della Procura che gli ha negato di prendere visione delle cose sequestrate, viene chiesta al gip anche la facoltà di esaminare “l’autoradio della Legione Carabinieri Lombardia - Nucleo Radiomobile denominata “Volpe”, nonché il luogo dove sono stati custoditi lo spray urticante e la catenina di colore giallo, al fine di poter fotografare ed esaminare tutto il materiale”.

Riguardo alla collanina danneggiata, la difesa ha smentito le voci insistenti su una rapina: “Risulterebbe di proprietà di Fares e non provento di alcun reato”.