REDAZIONE MILANO

Morì per raschiamento: due medici a processo

La donna di 40 anni aveva un aborto spontaneo. Per errore le perforarono l’arteria uterina

Una sala operatoria (foto di repertorio)

Andranno a processo i due ginecologi dell’Humanitas accusati di omicidio colposo per la morte, dovuta a dissanguamento, di una donna di 40 anni, dopo un aborto spontaneo e un successivo intervento di raschiamento. Il gup Roberto Crepaldi ha accolto la richiesta di una terza ginecologa che ha patteggiato 9 mesi. Il processo a carico dei due medici prenderà il via il prossimo 16 febbraio davanti all’undicesima sezione penale.

È tuttora in corso una trattativa sui risarcimenti alle parti civili da parte dell’assicurazione dell’ospedale. L’inchiesta per omicidio colposo, coordinata dal pm Mauro Clerici, è nata dalla denuncia del compagno della donna morta il 12 aprile di due anni fa. La 40enne aveva perso il bimbo che portava in grembo in modo spontaneo alla nona settimana di gravidanza e, su consiglio della sua ginecologa di fiducia, si era recata all’Humanitas per il raschiamento.

Durante l’intervento, la donna ebbe una complicazione: la perforazione dell’arteria uterina, che le causò una importante emorragia che i tre medici non sarebbero stati in grado di gestire nell’emergenza. Hanno proceduto con le trasfusioni di una serie di sacche di sangue senza capire, stando alle indagini, che per salvare la donna andava asportato l’utero al massimo in mezz’ora.

Quando, poi, hanno deciso di procedere con la isterectomia, cioè la rimozione dell’utero con la tecnica della laparotomia, era ormai troppo tardi. A nulla era servito l’intervento dell’equipe di Chirurgia generale della clinica di Rozzano, quello che doveva essere un banale intervento chirurgico si trasformò in una tragedia. Nelle scorse udienze davanti al gup la madre e il compagno della vittima, quest’ultimo nell’interesse della figlia piccola, si erano costituiti parti civili, assistiti dai legali Marco Leanza e Sergio Vitale.