Milano, monopattini: fascicolo in Procura

Sotto la lente dei magistrati autorizzazioni, divieti e assicurazioni

Monopattini

Monopattini

Milano, 3 agosto 2019 - Ma chi gli ha dato la patente? La Procura vuol capire se è davvero regolare la corsa dei monopattini che sfrecciano per le strade di Milano. È un’ondata allegra e travolgente che però si era ingrossata già ben prima che si avviasse la sperimentazione ufficiale (regolata da un decreto ministeriale entrato in vigore sabato scorso) alla quale Milano ha aderito.

E così qualche tempo fa il pool ambiente e lavoro, coordinato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, aveva aperto un fascicolo “esplorativo” - probabilmente il primo in Italia in questa materia - per capire come mai di fronte a una pratica così visibilmente diffusa abusiva né Comune né polizia locale muovessero un dito.

Ora che la sperimentazione è partita ufficialmente, non tutto è comunque chiarito. Anche perché, com’è evidente, il monopattino sarà certo ecologico e divertente, ma può essere comunque pericoloso quando investe un pedone: in città è già successo e per uno di questi casi avvenuto a fine maggio c’è anche un’inchiesta aperta per lesioni personali gravi (la donna investita si è rotta il bacino) con indagato non solo il giovane autista del mezzo, ma anche il titolare della società di noleggio. Ma andiamo con ordine. Il primo aspetto critico riguarda le zone in cui i monopattini possono circolare in città. In base alle regole vigenti, per ora a Milano possono farlo solo nelle aree pedonali con velocità massima di 6 km all’ora, dal momento che per poter girare anche altrove - su piste e percorsi ciclabili e ciclopedonali e nelle zone 30 (ma con velocità massima di 20 km all’ora) - dovranno aspettare che il Comune abbia installato i segnali stradali. In ogni caso saranno sempre vietati per loro i marciapiedi.

In realtà però, come qualunque pedone può constatare già da giorni, i monopattini sfrecciano dappertutto a piacimento. Le multe? Sì qualcuna, ma è evidente che la polizia locale ha pure altro da fare e che, comunque, non avendo i “velocipedi” una targa, non sono facili da sanzionare. Ma c’è anche un secondo aspetto delicato che interessa la Procura e che riguarda il noleggio di questi mezzi. Quando Palazzo Marino ha fissato le regole della sperimentazione e diffuso un avviso pubblico, una decina di società si è fatta avanti proponendosi come noleggiatore disposto allo “sharing” dei monopattini con l’avallo del Comune. Ma nessuno degli aspiranti, per vari motivi, ha passato l’esame finale dei requisiti richiesti da Palazzo Marino. Così, a tutt’oggi, chi noleggia monopattini - Helbtz, Lime, Bird e Tier - lo fa privatamente e senza “controllo” del Comune, fra l’altro disponendo l’offerta dei propri mezzi un po’ dovunque, spessissimo proprio sui marciapiedi dove non potrebbero stare. L’assessore non ha nulla da dire? Anche perché, a differenza dello “sharing” che riguarda le bici, questi noleggiatori non versano alle casse comunali nemmeno un euro per l’occupazione del suolo pubblico ad opera dei loro monopattini, che invece vengono abbandonati dagli utenti un po’ dovunque.

C'è un ultimo aspetto che i magistrati stanno approfonendo dopo aver acquisito a più riprese tutta la documentazione negli uffici dell’assessorato alla Mobilità e ambiente. Chi noleggia monopattini dovrebbe provvedere, in base alle regole fissate dal Comune stesso, anche a munire i mezzi di assicurazione con massimale di 5 milioni a garanzia di ogni possibile danno ai pedoni. E anche su questo in Procura vogliono capire anhe acquisendo direttamente la documentazione dai noleggiatori: sono tutte in regola le società che stanno facendo andare di corsa (ma senza sforzo) migliaia di milanesi?

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