Lavoratrici precarie alle quali non è stato rinnovato il contratto perché non hanno ceduto o non hanno soprasseduto di fronte alle indebite attenzioni, alle molestie e, in qualche caso, alle vessazioni dei loro superiori. Uomini, manco a dirlo. Questo accadrebbe, anzi sarebbe già accaduto, all’interno di Atm, l’Azienda Trasporti Milanesi, un’azienda a controllo pubblico, l’azienda fiore all’occhiello di Milano e del Comune di Milano. Il condizionale è d’obbligo perché si tratta di fatti e situazioni ancora in fase di accertamento. Fatti e situazioni che non nascerebbero ieri ma che si verificherebbero da qualche tempo in Atm, complice la scarsa rappresentatività delle dipendenti donna, che in azienda sono ancora soltanto l’8% del totale.
L’ultima goccia, quella che ha fatto traboccare il classico vaso è stata la mancata conferma di due lavoratrici assunte un anno fa con contratto a tempo determinato. Per l’esattezza, il loro contratto è scaduto il 30 settembre scorso e non è stato rinnovato. Una lavoratrice si è rivolta ad un avvocato. Casi specifici che, però, hanno avuto l’effetto di sollevare il velo su una situazione che sarebbe più estesa e sulle quale non sono mancate segnalazioni da parte dei lavoratori agli organi aziendali preposti. Ora la stessa Atm ha istituito una commissione interna. E l’ha istituita dopo aver ricevuto una lettera firmata dai tre sindacati confederali, Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, che a loro a volta hanno condotto tra i lavoratori le verifiche in loro potere. Infine, gli stessi rappresentanti sindacali hanno chiesto e ottenuto un incontro con Carolina Pellegrini, consigliera di Parità della Regione Lombardia. L’incontro è avvenuto martedì scorso, esattamente una settimana fa, e vi ha partecipato una legale di Atm. Analogo incontro è stato chiesto ad Angelica Vasile, in qualità di presidente della Commissione Politiche sociali del Comune, ma non si è tenuto perché la richiesta è piovuta proprio nel bel mezzo del passaggio dal primo al secondo mandato del sindaco Giuseppe Sala, con relativo cambio di cariche in corso. Le date, allora.
La prima lettera della quale Il Giorno è entrato in possesso è datata 19 ottobre, neanche un mese fa, ed è quella firmata da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti. Ne riportiamo alcuni stralci. Vi si legge: "In riferimento alla recente mancata riconferma di alcuni neoassunti, in particolare due lavoratrici (segue l’indicazione della posizione da loro ricoperta in azienda, che omettiamo volutamente ndr ), le scriventi organizzazioni sindacali ritengono necessario porre l’accento su un problema che, malgrado non trovi riscontro in denunce formali (successivamente in un caso, come detto, si è deciso di andare per vie legali ndr ), pare si manifesti in azienda: ci riferiamo a presunte vessazioni e molestie ai danni di alcune lavoratrici, in particolar modo nell’ambito del precariato e soprattutto nei settori a prevalenza maschile". "Il quadro che si andrebbe delineando – si spiega ancora nella lettera – è quello in cui taluni lavoratori (colleghi o superiori) arrivino ad attuare pratiche di molestia nei confronti di alcune lavoratrici: le molestie si sarebbero tradotte in appellativi volgari, avances, sgraditi tentativi di adescamento".
Ma non è finita: "Ancora peggio, di fronte ai rifiuti, spesso tali individui arriverebbero a creare difficoltà nella stessa vita quotidiana in azienda delle lavoratrici. Tutto ciò – sottolineano i sindacati – nonostante alcuni lavoratori abbiano riportato e/o richiesto aiuto ai vari istituti aziendali preposti: riteniamo utile un ulteriore approfondimento sul tema, affinché venga fugato ogni dubbio sui fatti oggetto della presente lettera". E ancora: "Riteniamo altresì urgentemente opportuno (...) l’attivazione di un percorso di monitoraggio periodico che coinvolga anche le scriventi". Una lettera, questa, che non è caduta nel vuoto. Atm ha risposto il 28 ottobre, neanche 20 giorni fa, 9 giorni dopo la segnalazione scritta dei sindacati. "Ricevuta la vostra segnalazione abbiamo attivato immediatamente un primo approfondimento sui fatti sommariamente menzionati nella comunicazione, verificando che i vari istituti aziendali preposti hanno tutti operato correttamente. In ogni caso – si legge subito dopo nella lettera dell’azienda – stante la rilevanza dei temi sottesi alla vostra segnalazione e la centralità per la scrivente Azienda dell’eticità dei comportamenti nell’ambiente di lavoro, abbiamo istituito – si fa sapere – una commissione interna per ulteriori approfondimenti sui fatti contestati, anche allargando l’indagine alla generale condizione delle lavoratrici nei settori a prevalenza maschile". A firmare questa lettera è Arrigo Giana, direttore generale di Atm. Nove giorni – tanti ne sono passati, come detto, tra la comunicazione dei sindacati confederali e la risposta di Foro Bonaparte – sono sicuramente pochi per poter fare verifiche di rilievo su un tema tanto complicato e sulle quali c’è sempre molta omertà. Decisamente più opportuno che la contestuale decisione di istituire una commissione interna che provi a fare luce su eventuali molestie e vessazioni a carico delle lavoratrici di Atm, soprattutto a carico delle lavoratrici precarie, sia perseguita fino in fondo.