Mazzette in Fiera Milano, l'ad Luca Palermo: "Abbiamo gli anticorpi contro la corruzione"

Proprio la denuncia dell'amministratore delegato ha permesso l'arresto di Massimo Hallecker

Massimo Palermo, amministratore delegato di Fiera Milano

Massimo Palermo, amministratore delegato di Fiera Milano

Le parole non sono rassicuranti. A proposito dell’ex manager di Fiera Milano finito ieri ai “domiciliari“ con l’accusa di corruzione per essersi venduto qualche appalto dell’ente di Porta Carlo Magno in cambio del 5% del valore, il gip Domenico Santoro scrive di "una sorta di prassi costante che pare ergersi quasi a regola". Già ai tempi di Expo, Fiera Milano si ritrovò in un’inchiesta giudiziaria per presenze di ’ndrangheta nella sua controllata Nolostand. E non fu una pagina brillante per l’ente quando il tribunale dovette sostituire con un amministratore giudiziario il cda di quella società, ritenuto troppo legato a certi ambienti.

Stavolta però è diverso. È stato proprio l’ad di Fiera Milano Luca Palermo a far scattare con la sua denuncia l’indagine della magistratura sull’ex manager in odore di corruzione. "Oggi esistono una struttura aziendale solida e valori condivisi a tutti i livelli", spiega Palermo, anche direttore generale di Fiera Milano e vice presidente di AEFI, associazione di riferimento delle fiere italiane. "C’è ormai - aggiunge - una vera e propria crisi di rigetto verso comportamenti che non siano in linea con questa sensibilità e che quindi non possono passare inosservati. Fra l’altro i processi di controllo sono molto strutturati e si fatica a comprendere come qualcuno agendo in modo scorretto possa immaginare di non essere espulso dal sistema".

Evidentemente pesano ancora le vicende del passato, le ombre dei tempi di Expo che autorizzano speranze in chi progetta affari illeciti.

"Ma come dicevo, in Fiera Milano c’è stata una evoluzione ormai compiuta. Oggi abbiamo un’attenzione assolutamente capillare nei riguardi di tutte le persone che lavorano con noi, fornitori compresi ovviamente".

Avete anche un’immagine internazionale da salvaguardare.

"Non c’è dubbio. Nella vicenda Nolostand, che lei ha ricordato, bastò una persona a mettere a repentaglio un’immagine di serietà che non possiamo permetterci di perdere come società che agisce a livello internazionale. Per questo torno sempre sul discorso dei valori condivisi e dei comportamenti conseguenti, la costante ricerca di trasparenza nella gestione amministrativa. Non possiamo fare sconti a nessuno".

L’arresto del vostro ex manager, dopo un’indagine della magistratura nata da una sua denuncia, prova che in Fiera gli anticorpi ci sono?

"È così. Se da un lato tra le 644 persone che lavorano per Fiera può esserci una mela marcia, d’altra parte c’è la determinazione assoluta alla massima attenzione da parte del cda e dei soci. Tant’è che quando è successo, la persona è stata individuata e espulsa dal sistema".

Più in generale, dottor Palermo, lei è stato chiamato in Fiera per tentare la ripartenza dopo i due anni di crisi profonda legata alla diffusione del virus con tutte le conseguenze che conosciamo. Come sta andando ora?

"Devo dire che sono molto soddisfatto. La semestrale che abbiamo presentato da poco è andata oltre le aspettative, con un forte rimbalzo positivo sia per quanto riguarda il settore fieristico che per quello congressuale. Da febbraio a giugno abbiamo ospitato ben 31 fiere e 40 congressi".

In linea con gli obiettivi?

"Confermiamo il target per l’anno in corso, direi anzi che siamo nella parte alta, e poi stiamo recuperando la dimensione dell’internazionalità, al d là della mancata presenza della Cina che, lo sappiamo, ancora non riesce a muoversi".

I nuovi progettti?

"Come annunciato avremo due nuovi appuntamenti fieristici, uno sulla mobilità sostenibile e l’altro sul mercato degli ascensori, filiera produttiva nella quale l’Italia è leader nel mondo".

 

 

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