Mauro Veca è il signore delle api: "Il miele di Milano è più buono"

Il laboratorio di smielatura è alla Cascina Corte del Proverbio, in zona Parco delle Cave, ma ha anche diversi alveari sparsi in città

ALL’OPERA Veca  al lavoro I suoi alveari sono sparsi tra Cascina Linterno, Cascina Caldera,  via Padova, via Amundsen, nell’hinterland e in Toscana

ALL’OPERA Veca al lavoro I suoi alveari sono sparsi tra Cascina Linterno, Cascina Caldera, via Padova, via Amundsen, nell’hinterland e in Toscana

Milano, 2 luglio 2017 - «Milano non è solo grattacieli e cemento. Ma una culla speciale di biodiversità che dona al miele un gusto più aromatico e floreale. Oserei dire di carattere». A parlare l’apicoltore Mauro Veca, 48 anni, milanese di nascita. Ha il laboratorio di smielatura alla Cascina Corte del Proverbio, in zona Parco delle Cave, e diversi alveari sparsi in città. Oltre a una moglie e tre figli, possiede centinaia di migliaia di «compagne di vita» come ama definirle: le api. «E pensare che da giovane volevo scappare dalla metropoli…».

Come?

«A 16 anni mollai il liceo a Milano per fare l’istituto tecnico di agraria a Limbiate. Sognavo una vita in aperta campagna. Solo col tempo ho capito che qui stavo benissimo: c’era il “giardino” che cercavo…»

Quando è iniziata la sua passione per il miele?

«Era il 1998 e avevo 29 anni. Pochi giorni prima era nato il mio primo figlio, Elia, che è anche il nome della mia attività. Mi chiesero al telefono se fossi interessato a diventare tecnico apistico, dopo aver risposto qualche tempo prima ad un annuncio. Da lì mi sono appassionato al settore e, dopo averne appreso i segreti, ho iniziato con la mia attività nel 1999. Adesso posseggo 150 alveari, ciascuno con 30mila api, diffusi a Milano tra Cascina Linterno, Cascina Caldera, via Padova, via Amundsen, oltre che nell’hinterland e in Toscana. La produzione, in primavera o estate, si aggira quest’anno attorno ai 5/6 quintali solo per il mio “Miele Milano”».

Come si produce il prelibato nettare?

«Le api si allevano dentro le arnie, dove le api ceraiole costruiscono il favo, su un telaio di legno. Quando è pronto, la regina depone le uova in cellette a forma esagonale. Le api operaie stoccano poi polline e miele, prodotti dal nettare, che servono da alimento sia a loro che alle larve. L’ape operaia muore dopo 40 giorni di duro lavoro, la regina sopravvive invece per qualche anno».

Com’è la qualità del miele prodotta a Milano?

«Superiore. L’ambiente urbano offre un ventaglio di fioriture che in campagna non esistono. Suonerà strano ma la biodiversità di città è maggiore di quella di campagna. Qui ci sono piante di tiglio, la sofora del Giappone, la paulonia che in luoghi rurali non si trovano. Per noi è preziosa persino una specie infestante come l’alianto: si ricava un miele dal retrogusto di uva moscata».

Cosa risponde a chi dice le api sono pericolose?

«Che è falso. Purtroppo sin da bambino ti insegnano a scappare se ne avvisti una. Invece sono insetti pacifici: non hanno alcun interesse a pungere, a meno di prendere di mira la loro casa, l’alveare. La gente ne ha una paura irrazionale oppure le confonde con le vespe. Il motivo per cui svolgo attività didattica ad alunni delle scuole d’infanzia e primarie è proprio per fare piazza pulita dei luoghi comuni: l’ape non è una specie pericolosa e può convivere benissimo con noi. Invito chi diffida a sincerarsene di persona, frequentando i laboratori alla Cascina Linterno che d’ora in poi gestirò per conto del Comune di Milano».

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