Maria Carolina Nardino: "Io inseguita in auto da un molestatore: 20 minuti da incubo"

La 24enne cercava parcheggio vicino casa di notte quando una macchina si è accodata. La ragazza ha visto un uomo alla guida: "Mi guardava e io tremavo". Salvata dal compagno della madre

La ricerca di un parcheggio vicino casa, di notte. Un’altra auto che all’improvviso si accoda avvicinandosi sempre di più. La sensazione, che presto diventa certezza, di essere seguita. "Un incubo durato 20 minuti. Al volante ho visto un uomo adulto, sui 50 anni, all’apparenza italiano. E io ero completamente sola. Le sue intenzioni erano chiare: mi fissava, io tremavo. Aspettava di sicuro il momento buono per farmi del male". Maria Carolina Nardino, milanese di 24 anni, attrice e insegnante di dizione e comunicazione, si è salvata grazie a una telefonata. "Il compagno di mia madre mi ha raggiunta dopo la mia richiesta di aiuto ed è salito in macchina. Così quell’uomo si è allontanato. Finalmente. Ho vissuto un incubo, i 20 minuti più brutti della mia vita". La ragazza, che sporgerà denuncia per molestie ai carabinieri, ha raccontato su Facebook quel che le è accaduto venerdì notte. "Ho scritto un post per mettere in guardia le altre donne e perché vorrei che ci fosse un controllo mirato: questa persona potrebbe colpire ancora".

Che cosa è successo?

"Venerdì notte, all’1.30, tornavo a casa in auto dopo una serata trascorsa con amici e colleghi. Sono abituata a muovermi da sola con qualsiasi mezzo e a qualsiasi ora, anche per via del mio lavoro di attrice. Ho raggiunto il mio palazzo, in zona Cenisio, e mi sono messa alla ricerca di un parcheggio. Ho rallentato e una macchina mi ha superata per poi fermarsi un po’ più avanti. Ho pensato che anche questo automobilista fosse alla ricerca di un parcheggio. Però io avanzavo e notavo sempre questa macchina dietro di me, che era ripartita dopo avermi fatta passare. Mi stava attaccata, a neanche un metro di distanza, e io non riuscivo neppure a cercare serenamente un parcheggio. Nel frattempo mi ponevo delle domande: perché mi sta così vicino? Cosa vuole da me?".

A quel punto cos’ha fatto?

"Ero spaventata, non sapevo cosa pensare. Ho accelerato e svoltato all’improvviso in una via senza mettere la freccia, volutamente, sperando di seminare l’altra auto. Ma purtroppo era ancora dietro di me. Ho provato una sensazione di impotenza e smarrimento. Non potevo fermarmi né parcheggiare e neppure accostare, temendo di servire a quella persona il momento buono per colpire. Allora ho chiesto aiuto con il cellulare".

In che modo?

"Prima ho mandato un messaggio vocale a due amici che aspettavano il mio “sono a casa” dicendo loro di trovarmi in quella brutta situazione. Poi ho deciso di chiamare casa, alle 2.08, mentre l’inseguimento continuava".

Qualcuno ha risposto?

"Per fortuna sì: il compagno di mia madre, che una volta ascoltato il mio racconto si è vestito per raggiungermi in strada. Nel frattempo io, presa dalla disperazione, ho svoltato un’ultima volta “a sorpresa“ e quella macchina mi si è accostata: ho visto in faccia l’uomo al volante, che mi guardava. Le sue intenzioni erano purtroppo chiarissime. Ho schiacciato l’acceleratore e ho rifatto il giro del mio caseggiato, un groviglio di sensi unici. Nel frattempo il piede sinistro tremava. Il cuore mi batteva all’impazzata e quella macchina era sempre alle calcagna. Sul marciapiedi finalmente ho visto il compagno di mia madre e l’ho fatto salire. L’altra auto era ferma, nell’altro senso di marcia, aspettando che sbucassi dalla strada a senso unico. Finestrino abbassato, sguardo fisso su di me, quell’uomo era impassibile. Dato che non ero più sola, si è allontanato".

È riuscita poi a dormire?

"Sì, ho preso tranquillamente sonno. Purtroppo, ci ho pensato dopo, non sono riuscita a prendere la targa dell’auto del molestatore. Ma in quel momento il mio cervello pensava solo a come svincolarsi. Per fortuna è andata bene".

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