Mappamondo trasformato in un occhio gigante "Così è stata snaturata la nostra installazione"

Nel Parco della Piccola Goccia alla Martesana

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"Ci abbiamo pensato un po’ prima di scrivere un commento. Il mappamondo che tanto abbiamo cullato è stato usato come superficie da violare e trasformare in un’altra opera d’arte". Divelto il cartello che spiegava il progetto, ricoperto di bianco il globo e trasformato in un occhio gigante. Non solo: l’installazione è stata spostata qualche metro più in là, lasciando un cerchio nella terra senza erba. Insomma, nel parco della Piccola Goccia affacciato sulla Martesana, nel quartiere Greco, un’opera d’arte collettiva è stata snaturata nelle scorse settimane, come scrive su Facebook il gruppo FAS (Ferrante Aporti Sammartini).

Chi è responsabile ha violato una regola non scritta tra gli artisti: l’opera altrui non si tocca. Una prassi che già non è più seguita dai graffitari (più volte abbiamo mostrato i dipinti sui muri ricoperti di tag, firme, o trasformati in altro) e che ora a quanto pare si estende anche alle installazioni. Questo ex mappamondo era stato concepito in epoca pre pandemia, nell’ambito del progetto WePlanet (con ottanta “globi d’artista“ sparpagliati per la città) ed era stato realizzato a fine febbraio 2020 con la collaborazione di Reteambiente Milano Circolo Legambiente Progetti, Liceo Artistico Caravaggio, dei bimbi dell’Istituto comprensivo Ciresola e non solo. "Riconosciamo che questa (dell’occhio gigante, ndr) sia un’opera d’arte con un suo messaggio, ma per crearla è stata violata un’opera collettiva, dietro la quale ci sono l’energia, il tempo e anche le risorse che in tanti abbiamo impegnato. Non ci appelliamo al rispetto ma a una riflessione su cosa sia il collettivo e cosa personalismo: una firma all’opera sarebbe dovuta".

Il mappamondo sarebbe dovuta essere un’installazione permanente, per valorizzare il giardinetto Piccola Goccia nato nel 2016 tra le vie Sammartini e Tofane. Gli abitanti della zona avevano raccolto 700 firme per creare un piccolo polmone verde in un terreno che si era trasformato in area di bivacco e discarica. Sparito il muro che lo separava dal Naviglio, è spuntato il giardino. "Lascia perplessi che l’opera non sia stata compresa né accolta da tutti. Chi è andato a manometterla non ha rispettato nemmeno l’impegno corale di chi lo ha realizzato", commenta Donatella Ronchi, assessore al Welfare e al Volontariato del Municipio 2.

M.V.

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