
Gemma Pedrini insieme alla mamma Mara Perego
Milano, 28 novembre 2019 - Si sono laureate lo stesso giorno, il 26 settembre scorso. Mamma e figlia. L’una la forza dell’altra. Gemma Pedrini, milanese di 24 anni, violoncellista ipovedente dalla nascita («disabile visiva», precisa), lo desiderava ancora di più anche per la mamma Mara Perego, sessantasettenne: «L’ho iscritta io all’Università, quasi a tradimento - dice -. Mi ha sempre aiutato in tutto e volevo che anche lei avesse un riconoscimento».
Che è arrivato per entrambe a Cremona, nel distaccamento dell’Università di Pavia, in Musicologia per Gemma e in Beni culturali per Mara. La giovane, diplomata al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, parla subito della «sua» musica, che l’ha salvata da un mondo di chiusura e di ombre regalandole i colori più belli, quelli che non si vedono ma che si sentono. Il dono di Gemma è riuscire a trasmetterli agli altri, «sono contenta se ascoltando me la gente dimentica anche per poco i problemi e le sofferenze». Per lei suonare il violoncello è sempre una grande emozione, «nel 2013 - racconta - mi sono esibita in concerto per l’85° compleanno di Ennio Morricone, davanti a lui, al Conservatorio di Milano. Ho accompagnato Eugenio Finardi al Festival di Sanremo nel 2012, ho partecipato a tanti eventi televisivi e radiofonici». Adesso il suo sogno è suonare per Papa Francesco e per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Vorrei tanto che sentissero la mia musica».
Splendida tanto quanto la sua storia. Mamma e figlia ieri l’hanno raccontata agli studenti dell’Università Bicocca durante una lezione di Filosofia dell’educazione affiancate dalla professoressa Emanuela Mancino. Gemma oggi è sicura di sé, pare impossibile sia cominciato tutto con una nascita prematura e sofferenze. «Quando ha raggiunto il peso di un chilo abbiamo festeggiato», ricorda mamma Mara. Anni difficili anche quelli marcati da un comportamento di chiusura e dall’isolamento in cui la lasciavano altri bambini. Tutto cambiato grazie alla musica: «Quando era piccolissima stava bene adagiata sul pianoforte, sentiva le vibrazioni», continua. Poi Gemma si è innamorata della chitarra, «che ha accordato subito da sola«. E si è appassionata anche allo sci. A settembre si è laureata con una tesi sull’accessibilità dei programmi di editing musicale per i non vedenti, la mamma invece si è concentrata su «Non vedenti al museo: normative, progetti, difficoltà«. Un doppio trionfo. «Fondamentale - sottolinea la mamma - è stato entrare in relazione e individuare gli elementi di forza».
Da studentessa a Cremona, Gemma viveva da sola. Ora è tornata a Milano con la famiglia ma spera di poter avere un giorno una casa tutta sua e di trovare l’amore («ho lasciato il fidanzato due settimane fa«, svela). «Ma penso prima alla mia carriera, non smetterò di suonare«. E la mamma sarà sempre un punto di riferimento. Le ha insegnato cosa è davvero l’intelligenza: «Viene dal latino intus e ligere, leggere dentro. E per fare questo occorre mettere in gioco tutta la persona. Gli occhi servono fino a un certo punto».