
Diego Vincenti
Il trend è positivo. Che a pensarci è più un attacco da articolo economico: bizzarro applicato al teatro. Ma tant’è, bisogna anche adeguarsi. D’altronde il settore si ritrova in maniera ansiogena a fare i conti (appunto) con i numeri, visto che lo stesso Mibact ha da tempo sposato un approccio quantitativo. Per così dire. In questo caso ci si riferisce alle presenze del pubblico nelle sale milanesi. E ai primi risultati che si possono leggere dalle campagne abbonamenti. Sono passate solo poche settimane dall’inizio delle stagioni. Tanti devono ancora partire, soprattutto i più piccoli. Che ad esempio molto stanno soffrendo la crisi, nonostante possano spesso poggiare su un’ottima comunità di spettatori. Come sta dimostrando anche l’imminente (gravissima) chiusura di Teatro i. Orizzonte da monitorare. Dai palcoscenici più grandi arrivano invece dati abbastanza rassicuranti sulla voglia dei milanesi di riempire le sale. A partire dal Piccolo. Che parla di "un quadro decisamente positivo, soprattutto se lo si inserisce nella difficilissima congiuntura economica".
Entrando nello specifico, “M Il figlio del secolo“ ha venduto 13.566 biglietti allo Strehler, mentre 5.154 sono stati quelli al Grassi per “Le memorie di Ivan Karamazov“, due lavori che hanno chiuso peraltro in sold-out. Ottimi anche i riscontri per l’“Hamlet“ di Latella, capace di riempire al 90% perfino la maratona domenicale (si parla di oltre sei ore e mezza: bellissime certo, ma a un passo dal sequestro). Mentre “Reporters de guerre“ di Sebastien Foucault ha fatto il tutto esaurito all’esordio, a conferma che anche le proposte più innovative stanno piacendo a un pubblico trasversale come quello del palcoscenico diretto da Claudio Longhi. Spostandosi al Franco Parenti, si parla di ventimila spettatori su ottobre, fra presenze e prenotazioni. A cui si aggiungono due migliaia di abbonati. Silvio Orlando ha praticamente sempre fatto overbooking e “Il malato immaginario“ con Gioele Dix sta andando nella stessa direzione. Ma hanno girato anche le sale piccole, da “L’appuntamento“ con Marta Pizzigallo ad “Apocalisse tascabile“ di Niccolò Fettarappa Sandri. Al Manzoni festeggiano per il tutto esaurito delle serate con Max Angioni e Giovanni Scifoni, oltre che nei primi spettacoli della rassegna Family. Campagna abbonamenti ancora aperta ma per ora si parla di un dato in crescita rispetto alla passata stagione. Sono un migliaio invece le tessere finora vendute da MTM, le Manifatture Teatrali Milanesi. Che incassa l’eccellente risultato de “La cena dei cretini“ al Leonardo: una media di 300 presenze e 4.500 euro al giorno per lo spettacolo con Nino Formicola e Max Pisu. E l’Elfo Puccini? Il consueto pubblico intergenerazionale ha riempito le sale di Buenos Aires per il Festival Hystrio, MilanOltre e i primi appuntamenti di stagione. Mentre gli abbonamenti sono superiori allo stesso periodo del 2019, ormai considerato il vero anno di riferimento. Anche se si osserva un cambio d’abitudini.
"Si scelgono soluzioni più brevi – sottolinea il direttore Fiorenzo Grassi –, piacciono i tagliandi per venire in coppia, ma in molti per prudenza comprano all’ultimo momento. Detto questo, il rapporto col pubblico va sempre abbastanza bene nei teatri, chi più chi meno. Quello che davvero preoccupa è una vicenda come la chiusura di Teatro i, che considero un dramma per la città e il segnale di una Milano che si sta ripiegando su sé stessa, quando invece la diversità è sempre stata una delle sue forze. Su questo bisogna interrogarsi. Ed esorto i soggetti in campo a trovare una soluzione".