
di Patrizia Tossi
Da Cascina Ovi si levano venti di protesta, ma lo storico ristorantesegratese alla ribellione delle aperture fuorilegge preferisce la via delle istituzioni. Il titolare Francesco Rizzo non si è dato per vinto e ha reagito a suo modo. Prima ha regalato 100 pasti alle persone in difficoltà con le materie prime rese inutilizzabili per decreto, poi ha preso carta e penna e ha lanciato un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha risposto. Una lettera inaspettata, recapitata nel fine settimana all’indirizzo di via Olgia, una risposta dalla più alta carica dello Stato alla richiesta di aiuto lanciata da Rizzo, titolare dell’attività di famiglia. "Sono consapevole dei duri colpi subiti dal settore, garantiamo efficaci interventi di sostegno", ha risposto Mattarella, che ha lodato l’iniziativa benefica della famiglia Rizzo, garantendo un suo intervento per rendere efficaci gli interventi di sostegno. E ha aggiunto: "Le esprimo il mio apprezzamento per la distribuzione gratuita di cento pasti utilizzando le materie prime acquistate per riaperture che purtroppo non è stato possibile realizzare". Il ristorate di Cascina Ovi si trova in un contesto di pregio, nello stesso edificio si trovano i laboratori dell’Accademia di Brera, aperti nei locali del Comune quando la pandemia era ancora lontana e la didattica si faceva solo in presenza.
"Con il nostro lavoro, non solo ci manteniamo – spiega il titolare del ristorante Cascina Ovi –, ma diamo un valore aggiunto all’Italia. Non ci servono e non chiediamo elemosine: ci serve e pretendiamo una visione strategica da parte della politica". La situazione è difficile per tutto il settore, ma ad aggravare la crisi sono i lockdown a singhiozzo che rendono ancora più difficile la gestione dell’attività. Tra zone rosse e arancioni, spesso ci si ritrova con i frigoriferi pieni di merce deperibile invenduta. "Lavoriamo con materie prime fresche e deperibili – continua Rizzo –, non possiamo aprire da un giorno all’altro, né chiudere improvvisamente senza subire un forte danno economico. L’esempio lampante di questa tendenza all’improvvisazione è stata la chiusura improvvisa di Natale. Abbiamo comunque cucinato il menù che avevamo previsto: la nostra scelta, dettata dalla coscienza, è stata distribuire 100 pasti ai più bisognosi, collaborando con il progetto Arca".