Ambasciatore ucciso in Congo: "La passione di Luca è nata all’oratorio"

Don Angelo: "L’ho visto crescere, dall’esperienza di Taizé al ruolo internazionale" Il sindaco e amico: "L’ultimo messaggio venerdì, era orgoglioso della sua città..."

Luca Attanasio, il giovane ambasciatore italiano ucciso in Congo

Luca Attanasio, il giovane ambasciatore italiano ucciso in Congo

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Limbiate (Monza e Brianza), 23 febbraio 2021 - Luca Attanasio, il giovane ambasciatore italiano in Congo assassinato ieri mattina, era cresciuto a Limbiate, dove ancora vivono i suoi genitori, Alida e Salvatore e la sorella Marina, dove era conosciutissimo e dove tornava ogni volta che i suoi impegni internazionali glielo consentivano. La notizia della sua morte ha suscitato sconcerto e dolore: silenzio e rassegnazione davanti alla casa di via Ferrara dove è cresciuto e dove tornava spesso. Luca Attanasio aveva frequentato le scuole dell’obbligo a Limbiate e il Majorana a Desio ed era stato molto attivo all’oratorio San Giorgio in centro. Qui era tornato anche cinque anni fa per celebrare il matrimonio con Zakia Seddiki, donna di origine marocchina, che aveva conosciuto durante il suo incarico diplomatico a Casablanca in Marocco e da cui ha avuto tre bimbe.

Lo aveva celebrato don Angelo Gornati, allora parroco di Limbiate, che aveva visto crescere Luca e crescere in lui quella grande voglia di donarsi al prossimo. "Era un ragazzo ricco di umanità, aveva una grande capacità di ascoltare, voleva capire, voleva conoscere e non esistava mettersi in prima persona per aiutare gli altri – racconta don Angelo, ancora scosso per la terribile notizia – Credo che abbia maturato la sua scelta di lavorare per gli altri a livello internazionale dopo le esperienze a Taizè, nella comunità d’incontro di giovani cristiani da tutto il mondo. Ne era stato il responsabile organizzatore per il decanato qui a Limbiate. Sono stato da lui in Congo dopo la sua nomina ad ambasciatore e mi aveva accompagnato a conoscere i missionari che operano laggiù. Quando due anni fa partì per il Congo l’arcivescovo Delpini, Luca purtroppo era tornato a Limbiate per un piccolo problema di salute e così ha voluto che lo accompagnassi io a Milano per salutarlo e scusarsi della sua assenza". "Abbiamo condiviso molte esperienze di gioventù e anche una parte del percorso formativo, eravamo molti amici – aggiunge Daniele Lodola, di un anno più giovane, oggi consigliere comunale, con un cui Luca era spesso in contatto. – Era nella nostra chat degli amici e ci sentivamo spesso. L’ultimo incontro quando era tornato a Limbiate qualche mese fa. Era una persona semplicissima, nonostante il suo ruolo prestigio, quando girava per Limbaite si fermava a parlare con tutti, era un uomo umile, ma allo stesso tempo una mente assolutamente brillante, una persona speciale". Per molti che avevano avuto l’occasione di incrociarlo a Limbiate, "Era un ragazzo di un’intelligenza rara, un predestinato, la sua carriera rapidissima non ci aveva stupito". Sconcertato e molto addoloratto il sindaco di Limbiate, Antonio Romeo, che si sentiva spesso con Luca attraverso WhatsApp: "L’ultimo messaggio che mi ha mandato è di venerdì scorso, alle 18,06, appena appreso che il Comune è diventato proprietario della Villa Medolago. Era orgoglisissimo della sua città, così come Limbiate era e sarà sempre orgogliosa di lui". Nel pomeriggio di ieri, il sindaco ha disposto di far scendere le bandiere a mezz’asta davanti al Comune e ai luoghi pubblici di Limbiate per onorare la sua memoria. Per tutto il giorno si sono susseguiti messaggi di cordoglio anche a livello locale, tra cui quello del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, del presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi, dei consiglieri regionali, Andrea Monti e Gigi Ponti.

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