ALESSANDRO
Cronaca

Licenziamenti Uno sblocco senza mediazione

Alessandro

Pagano*

Quando il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha reso noto che i licenziamenti verranno sbloccati dal 30 giugno, non era il caso di scomodare la parola “mediazione”. Non c’è mai stata una mediazione, non con i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori. Con Confindustria, evidentemente sì. L’associazione degli imprenditori non si è mai risparmiata nella sua azione di lobby, non lo ha fatto nemmeno negli ultimi giorni, scatenando una campagna mediatica contro il blocco dei licenziamenti e la proposta del ministro Orlando, già di per sé insufficiente. C’è quindi un grave problema di metodo e anche di merito, perché la soluzione trovata è confusa, pasticciata e non ci porta nel futuro ma indietro nel tempo, al 2008, quando la risposta alla crisi economica sono stati i licenziamenti di massa. Con la soluzione inserita nel decreto Sostegni Bis il governo ha chiarito quali soluzioni propone per gestire le crisi: licenziare. In Lombardia sono già aperti tavoli di crisi che coinvolgono centinaia di lavoratrici e lavoratori: la Henkel di Lomazzo, la Teva di Nerviano e di Bulciago, la Bayer di Filago. Il sindacato non ha mai detto che il blocco dei licenziamenti debba essere perenne, ma che, prima di rimuoverlo, vanno trovate le soluzioni per garantire una rete di sostegno. È passato più di un anno dall’entrata in vigore del blocco dei licenziamenti, c’è stato molto tempo per concretizzare la proposta di nuovi ammortizzatori sociali. Se non verranno definiti e resi disponibili, ci troveremo di fronte a schiere di poveri che si aggiungeranno a quelli che già esistono. In Italia, secondo i dati della Fondazione Di Vittorio, gli occupati con un lavoro precario, involontario e con forte disagio salariale sono oltre 5 milioni, ai quali si aggiungono i disoccupati (2,5 milioni) e i lavoratori in cassa integrazione*Segretario generale

Cgil Lombardia