"Sono stato distrutto da questa vicenda, mentre io facevo solo del bene. I pazienti oggi fanno fatica a venire da me, vivo costantemente una condizione psicologica molto pesante". Così, nel suo interrogatorio ieri in aula, il chirurgo ortopedico Norberto Confalonieri (nella foto), ex primario del Cto-Pini finito ai domiciliari nel 2017 con l’accusa di corruzione per presunte sponsorizzazioni di protesi in cambio di denaro e imputato anche per lesioni ai danni di tre pazienti. I fatti contestati nell’indagine milanese risalgono agli anni tra il 2012 e il 2015. "Per l’assicurazione - ha aggiunto Confalonieri rispondendo alle domande del pm Cristian Barilli, che rappresenta l’accusa insieme all’aggiunto Eugenio Fusco - pago meno rispetto ai colleghi ed è il segno della mia professionalità".
L’ex primario ha poi contestato le accuse che il pm Barilli ha mosso leggendo le intercettazioni che risultano dal suo cellulare all’epoca dei fatti.
"Le frasi come ”le ho sfondato un ginocchio” me le sono inventate, servivano ad enfatizzare che avevo avuto una brutta giornata. E così si dica per le altre affermazioni forti. Chi al cellulare non esagera o dice anche stupidaggini, ma non significa che siano vere. Ho anche detto che mia mamma ha ucciso il parrucchiere per via di una piega fatta male, ma non significa che sia accaduto". Lo ha detto Confalonieri nell’aula del processo milanese in cui è accusato anche di aver agevolato due multinazionali per far salire il numero di protesi che venivano impiantate all’interno dell’istituto ortopedico e di aver fatto operazioni chirurgiche inutili a tre suoi pazienti che poi avevano riportato lesioni fisiche. Prima di finire agli arresti domiciliari, scattati nel marzo 2017, Confalonieri - libero da settembre ma con il divieto di esercitare la professione di medico per un anno - era considerato uno dei maggiori esperti mondiali di chirurgia mininvasiva computerizzata e robot-assisita.
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