
Andrea Biondi, primario e direttore del centro, e Maria Paola Verga
Milano, 21 novembre 2019 - Il Comitato Maria Letizia Verga, impegnato dal 1979 nella ricerca, cura e assistenza contro la leucemia infantile, compie 40 anni. Il tempo è scandito dai piccoli pazienti che si sono affidati alle cure della struttura. In questi anni più di 2000 bambini e ragazzi sono guariti. «Noi contiamo gli anni così» ha detto nel corso della serata di gala organizzata nella storica sede della Banca Popolare di Milano il dottor Andrea Biondi, primario e direttore del centro.
Riavvolgiamo il nastro della memoria: com’era la situazione nel 1979? «La storia del centro ha segnato profondamentce la mia storia professionale. Il 1979 è l’anno della mia laurea e dopo un periodo trascorso all’Università di Harward sono tornato con un compito ben preciso: curare la ricerca. Negli anni ‘80 ho approfondito gli studi sulla genetica molecolare in Canada riportando poi qui a Milano le mie esperienze che hanno permesso di avviare ulteriori filoni di ricerca».
Nel contempo la struttura è cambiata? «Nel 1979, quando si è ammalata la piccola Maria Letizia Verga, era solo il 25% dei piccoli a salvarsi. Da qui comincia l’impegno del comitato. Nel 1982 la sede del reparto di Ematologia pediatrica si trasferisce all’ospedale San Gerardo di Monza, dove viene inaugurata una nuova clinica pediatrica dell’Università Milano-Bicocca e un nuovo centro di Ematologia Pediatrica. Nel 1993 inizia la sua attività il nuovo Day Hospital, voluto e finanziato dai genitori. Nel 1999 viene inaugurato un residence di sedici appartamenti, in cui ospitare, senza costi, i bambini in cura con le loro famiglie. La ricerca, grazie anche al nostro Laboratorio M. Tettamanti, inaugurato nel 1994, fa sì che i numeri siano invertiti: circa l’80-85% dei piccoli che si ammalano di leucemia oggi guarisce».
La ricerca è fondamentale per curare la leucemia infantile? «Fondamentale e sempre necessaria. All’interno della nostra struttura quotidianamente lavorano cinquanta ricercatori con diverse esperienze professionali. Il nostro è un centro di eccellenza in Italia, ma i bimbi italiani che si ammalano di leucemia hanno la possibilità di avere a disposizione una serie di ricerche che si concretizzano ad esempio sulla definizione del «passaporto genetico» ovvero sugli studi della genetica di ogni bambino che ci permettono di personalizzare il trattamento per avere poi un maggiore successo nelle cure».
Per il futuro? «Il futuro è pieno di speranze. Le prospettive nuove di cura che abbiamo a disposizione grazie ai risultati della ricerca ci permetteranno di alzare sempre più in alto l’asticella del numero dei guariti e noi dobbiamo lavorare per questo».
Tutto è iniziato da un papà, Giovanni Verga, e da un gruppo di genitori che, come lui, hanno fortemente creduto in un sogno: quello di lottare efficacemente contro questa malattia e avere sempre più bambini guariti. «L’impegno di mio padre è sempre stato altissimo – ha detto la figlia Maria Paola Verga – e ogni giorno segue lo sviluppo di questa realtà».
Il suo impegno? «Da parte mia seguirò i suoi desideri. Se un giorno mi chiederà di affiancarlo in questa avventura la mia risposta sarà sì».