MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

L’affondo di Mazzali : "Un blitz vergognoso. FdI ha forzato la mano"

Il legale degli antagonisti: "Scorretto anticipare. Peccato per la soluzione saltata a causa di Rizzo".

Mirko Mazzali, avvocato del Leoncavallo e assessore al Municipio 9, consigliere comunale di Sel dal 2011 al 2016

Mirko Mazzali, avvocato del Leoncavallo e assessore al Municipio 9, consigliere comunale di Sel dal 2011 al 2016

"Una vergogna". Non nasconde la sua irritazione, Mirko Mazzali, storico avvocato del Leonka, esponente della sinistra milanese, ora assessore nel Municipio 9, già consigliere comunale di Sel durante la Giunta Pisapia e delegato del sindaco Sala alle periferie lo scorso mandato. Il blitz delle forze dell’ordine è stata una sorpresa anche per lui, che ieri era a Calais, in Francia, in vacanza.

Mazzali, non si aspettava lo sgombero?

"È stato un fulmine a ciel sereno. Le forze dell’ordine ci avevano assicurato che non sarebbero intervenute prima del 9 settembre, il giorno della scadenza del prossimo avviso di sfratto. Oggi (ieri, ndr), invece, mi hanno detto che c’è stata un’accelerazione perché Alleanza Verdi Sinistra aveva annunciato una festa al Leoncavallo dall’8 al 14 settembre: un’iniziativa che al Governo non è piaciuta. Da qui lo sgombero anticipato. Per me – ripeto – è una vergogna".

Perché una vergogna?

"Perché si sarebbe potuto aspettare il 16 o il 17 settembre. Cosa sarebbe cambiato? Si sarebbe fatta la festa di Avs e basta. È stata una prova muscolare assolutamente inutile da parte del ministero dell’Interno".

Il Governo e il centrodestra volevano lanciare un preciso segnale politico?

"Proprio così. Mi sono iniziato a preoccupare quando una delegazione milanese di Fratelli d’Italia si è recata a Roma, lo scorso 30 luglio, per incontrare il ministro dell’Interno Piantedosi e chiedere lo sgombero del Leoncavallo. Evidentemente se lo volevano intestare. La decisione finale, in ogni caso, è stata presa dal Governo, non da Questura e Prefettura".

Il centro sociale di via Watteau, nel frattempo, non creava problemi di ordine pubblico da anni...

"Ma resta un luogo iconico. Oggi mi hanno chiamato tantissime persone per dimostrare solidarietà. Resta il centro sociale più famoso d’Italia. E pensare che tutta questa situazione si sarebbe potuta evitare. Durante la Giunta Pisapia la regolarizzazione del Leonka era a un passo, grazie a un accordo con la famiglia Cabassi, proprietaria dell’immobile di via Watteau".

Perché l’accordo saltò?

"Lo chieda all’allora presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, il quale definì “delibera Cabassi“ l’atto che prevedeva l’accordo tra le parti grazie all’azione del Comune. Allora dissi che contro la regolarizzazione del Leonka c’era stato “un asse Rizzo-De Corato".

Lo sgombero è avvenuto quando ancora non è stata trovata una soluzione su dove far traslocare i leoncavallini.

"Credo che il Comune voglia trovare una soluzione. Nei prossimi giorni ci sarà la delibera che delinea le linee guida per raccogliere le manifestazione d’interesse sull’immobile comunale in via San Dionigi. Giovedì prossimo, il giorno del mio compleanno, è prevista una Giunta comunale. Magari potrebbero farmi un regalo e approvare la delibera sul bando per la possibile nuova sede del centro sociale, sempre che le Mamme del Leoncavallo riescano a vincere la gara, naturalmente".

Al di là della sede, quale sarà il futuro del Leoncavallo?

"Il prossimo 6 settembre ci sia una manifestazione di piazza. C’è tanta gente arrabbiata dopo questa forzatura da parte del Viminale".