La scuola persa prima del tempo. E quel disagio dietro le baby gang

Gli ultimi studi sulla dispersione e povertà educativa e la mappa di Transcrime: "Sistema istruzione sempre più fragile". Intanto si cercano i fuggitivi del Beccaria

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Milano -  È allarme abbandono scolastico, che spesso si lega a doppio filo a situazioni di disagio giovanile, dal ritiro sociale fino a fenomeni di criminalità minorile. Dietro le storie di giovani detenuti e ragazzi in comunità spesso si legge un rapporto sofferto con la scuola, interrotto prima del tempo.

In Lombardia il tasso di dispersione scolastica è dell’11,9% e sono stati contati 254.688 Neet, ragazzi che non studiano né lavorano (dati Istat). Nell’ultimo report di Save the Children “Alla ricerca del tempo perduto“ si segnala anche che tra il 2019 ed il 2022, la percentuale di studenti che arrivano al diploma di scuola superiore senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro e dell’università, è passata dal 7,5% al 9,7%. "Due aspetti, quello della povertà economica ed educativa, strettamente correlati. Sono infatti i minori che provengono da famiglie svantaggiate dal punto di vista socioeconomico ad aver registrato negli ultimi anni livelli di apprendimento più bassi; e sono anche coloro maggiormente a rischio di dispersione scolastica - sottolineano i curatori del dossier -. La scuola dovrebbe rappresentare un argine alla crescita delle disuguaglianze, garantendo a tutti i minori le opportunità di apprendere,sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Purtroppo però, la scuola italiana sconta carenze storiche, che la costringono ad affrontare la sfida della povertà educativa con mezzi molto limitati". "La pandemia - si legge ancora - e gli enormi sforzi per garantire la continuità educativa hanno reso la scuola ancora più fragile, in un momento in cui l’aumento dell’inflazione rischia di azzerare la spesa per l’istruzione delle famiglie meno abbienti. Una miscela esplosiva".

In questo quadro preoccupa anche il fiorire di baby gang all’ombra della Madonnina: il centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica ha mappato il fenomeno in Italia, basandosi anche sui dati trasmessi da comandi provinciali dei carabinieri, questure e uffici di servizio sociale per minorenni. I membri sono in prevalenza maschi (ma non solo), hanno età compresa tra 15 e 17 anni. "I dati hanno evidenziato situazioni di marginalità o disagio socio-economico per molti dei componenti delle gang giovanili", si legge nel dossier, che inquadra i crimini più diffusi (risse, percosse e lesioni, bullismo e atti vandalici). Sono state inquadrate diverse categorie di baby gang nei quartieri milanesi, da quelli "privi di una struttura definita", la Z4 e la Ripamonti M5; a quelli legati con organizzazioni criminali italiane, come quella dell’area attorno a piazza Prealpi, ritenuta "in contatto con la ’ndrina Di Giovine-Serraino". Ci sono poi bande "che si ispirano a organizzazioni criminali o a gang estere": dalla Ms-13, di esportazione salvadoregna, attiva in particolare nella zona di Lambrate ma anche nell’hinterland, alla Barrio Banlieue; dalla Ko Gang, alla Z2 passando dalla banda di San Siro (o 27). Infine nell’hinterland Nord-Est e al Giambellino sono state tracciate altre due gang dedite soprattutto alle rapine.

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