La ricerca in Artico. Ghiacciai sotto la lente per trovare la rotta

Matteo, dottorando di Scienze ambientali, e la rilevazione satellitare "Così monitoriamo gli effetti del cambiamento climatico".

La ricerca in Artico. Ghiacciai sotto la lente per trovare la rotta

Matteo, dottorando di Scienze ambientali, e la rilevazione satellitare "Così monitoriamo gli effetti del cambiamento climatico".

Un mese in Artico, navigando tra le isole Svalbard e la Groenlandia, per mappare i ghiacciai. Matteo Monzali, 25 anni, è dottorando in Scienze chimiche, geologiche e ambientali e fa parte del Gruppo di telerivelamento dell’università di Milano-Bicocca.

Ha partecipato a una call di The Polar Iniziative (che aveva trovato sulla pagina Istagram dell’Association of Polar Early Career Scientists). L’obiettivo, con il sostegno della Fondazione Principe Alberto II di Monaco, era quello di dare la possibilità a due studenti di seguire una campagna di ricerca in artico.

Si chiama “High North24” ed è organizzata dall’Istituto Idrografico della Marina Militare.

Matteo Monzali è stato selezionato ed è partito a luglio: "È stata la mia prima volta in Artico e la mia prima campagna in mare – racconta entusiasta –. Sono partito con un collega tedesco, che segue la parte di mappatura del fondale marino. Io invece mi occupo di rilevamento satellitare dei ghiacci. Una bellissima esperienza: capire dove sono i ghiacciai con satelliti radar permette di individuare la rotta. E a questa parte ho unito la ricerca, cercando di stimare la concentrazione dei ghiacci, provando a classificarli".

Alle spalle ha una laurea in Fisica e Astrofisica all’università di Firenze, una magistrale a Bologna in Fisica del sistema terra e un tirocinio all’Isp Cnr di Venezia. È approdato all’università di Milano-Bicocca da novembre: "Mi occupo soprattutto di neve e ghiacciai, mi hanno sempre affascinato – sottolinea –. Di questa esperienza mi restano l’enormità del mare e la stranezza di essere così isolati, lontani da qualunque altra nave o qualunque città. E mi ha colpito particolarmente il ghiaccio marino: a un certo punto appare questa striscia bianca in lontananza, ti avvicini ed ecco tanti piccoli (che poi piccoli non sono) pezzi di ghiaccio. Aver avuto la possibilità di avvicinarsi con il gommone e di volarci sopra con il drone è stato veramente fantastico, porto a casa anche delle riprese straordinarie, che chissà se potrò ripetere. Mi piacerebbe, dopo il dottorato, continuare nella ricerca, anche se so che in Italia è complicato. Ma sono ancora più convinto che è quello che voglio fare". "La rilevazione satellitare ci permette di monitorare i ghiacciai – conclude Monzali – di capire le rotte delle navi e fin dove possono arrivare, migliorando le informazioni per la navigazione. E ci aiuta a misurare gli effetti dei cambiamenti climatici in corso. L’estensione del ghiaccio marino in Artide si sta riducendo sempre di più, e questo ha consentito alla nave di stabilire un nuovo, da una parte triste, record. Siamo riusciti ad arrivare infatti a 82 °N, battendo il precedente primato".

Si.Ba.