
Yehia Elgaml, padre di Ramy, con una foto del figlio (Foto Fasani)
di Marianna VazzanaMILANOIl carabiniere che era alla guida dell’ultima macchina inseguitrice, quella più vicina al TMax, nel caso della morte di Ramy Elgaml, ha avuto un comportamento corretto, ha frenato quando doveva frenare e l’urto tra l’auto e lo scooter non si è verificato alla fine dell’inseguimento ma in precedenza ed è stato laterale. È ciò che emerge, in sintesi, dalla consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano, che in sostanza attribuirebbe la responsabilità dell’incidente all’amico di Ramy che guidava la moto, il ventiduenne tunisino Fares Bouzidi. La tragedia risale alle 4.03 del 24 novembre e ha come teatro la strada tra le vie Quaranta e Ripamonti nel quartiere Vigentino, il punto in cui i mezzi approdano dopo un inseguimento di 8 chilometri a tutta velocità innescato dalla fuga di Fares, che ha ignorato l’alt dei carabinieri in viale Monte Grappa angolo via Rosales.
Il TMax si schianta contro il cordolo di un’aiuola: il conducente resta a terra, fatica a muoversi. Il passeggero, Ramy, è lì a un metro: dopo l’impatto col palo del semaforo, poi abbattuto dalla Giulietta dei carabinieri che tallonava la moto, il corpo resta immobile. Il vicebrigadiere al volante della "Volpe 40" prova a rianimarlo col massaggio cardiaco. Tutto inutile: al Policlinico viene dichiarano il decesso del ragazzo. L’inseguimento e la sua tragica conclusione finiscono al centro di un’inchiesta per omicidio stradale: nel registro degli indagati figurano i nomi del vicebrigadiere che guidava la Giulietta e di Fares Bouzidi. Tutto ruota attorno al possibile urto tra i due veicoli prima dell’uscita di strada: i pm affidano una perizia cinematica all’ingegner Domenico Romaniello. Che ora è stata depositata e che “scagiona“ il carabiniere.
Bouzidi "percorreva numerose vie del centro" di Milano a velocità "estremamente sostenuta e compiendo numerose e gravi infrazioni al Codice della Strada, rischiando più volte la collisione con altri veicoli e pedoni, soprattutto imboccando viabilità completamente alla cieca, di notte, in curva ed in contromano". Lo sostiene l’ingegnere Romaniello. "La sua condotta – si legge nelle relazione – è stata caratterizzata dalla spregiudicatezza della guida e dallo sprezzo del pericolo per sé, per il trasportato, e per gli altri utenti della strada". Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente, Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto".
"Abbiamo piena fiducia nella magistratura – il commento di Yehia Elgaml, padre di Ramy – . Occorre conoscere la verità con trasparenza da fonti attendibili che non trascurino nulla, è doloroso ma la verità è necessaria affinché l’anima di mio figlio possa riposare nella sua tomba". L’uomo ha sempre chiesto verità e giustizia prendendo le distanze da ogni forma di violenza e vandalismo, dopo che in diverse città sono stati organizzati cortei in nome di suo figlio. Ora piovono le reazioni politiche dal centrodestra. "Vengono smentiti mesi di vergognose e indecenti accuse da parte della sinistra agli uomini in divisa intervenuti", scrive in una nota Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale della Lega. "Spero vivamente che la perizia odierna metta davvero la parola fine a tutti questi mesi di polemiche e accuse nei confronti dei carabinieri", il commento del deputato di FdI Riccardo De Corato.