Indonesia, il giallo dei tre sub dispersi: le ricerche continuano, troppi misteri in quel tratto di mare

I tre ragazzi dispersi sono milanesi: Daniele Buresta, 36enne, Alberto Mastrogiuseppe, coetaneo, e la fidanzata Michela Caresani di 33. Manca all’appello anche una ragazza belga di 29 anni, Vana Chris Vanpuyvelde di Marianna Vazzana

Daniele Buresta, Michela Caresani e Alberto Mastrogiuseppe: i tre sub dispersi nel Borneo

Daniele Buresta, Michela Caresani e Alberto Mastrogiuseppe: i tre sub dispersi nel Borneo

Milano, 22 agosto 2015 - L'Indonesia ha deciso «di prolungare eccezionalmente fino a martedì 25 le attività di ricerca di Daniele Buresta, Michela Caresani e Alberto Mastrogiuseppe, i tre italiani dispersi nel corso di un’immersione vicino all’isola di Sangalaki, in Indonesia» da sabato scorso. Lo ha reso noto ieri la Farnesina. Di norma le operazioni vengono portate avanti fino a 7 giorni dopo la scomparsa ma le autorità locali hanno accolto le richieste avanzate dalla Farnesina, che punta a non arrendersi. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si è detto soddisfatto e riconoscente. I tre ragazzi dispersi sono milanesi: Daniele Buresta, 36enne, Alberto Mastrogiuseppe, coetaneo, e la fidanzata Michela Caresani di 33. Manca all’appello anche una ragazza belga di 29 anni, Vana Chris Vanpuyvelde.

Intanto, nel capoluogo lombardo, familiari e amici si danno da fare: giovedì sera è stata creata una pagina Facebook, «Help us to find Alberto in Indonesia», curata dalla sorella Claudia Mastrogiuseppe, di 38 anni. «Le ricerche dei nostri tre connazionali non si devono fermare. Ancora molta area non è stata perlustrata. Aiutateci ad alimentare le ricerche!», è l’appello lanciato. Ed è stato aperto un conto per una raccolta fondi alla Banca Generali (dove lavora Alberto). Le coordinate sono IT35J0307502200CC8500000057. «Decine di persone si stanno impegnando per trovare mio fratello e gli altri ragazzi. In Indonesia ci sono già due persone “nostre”, un’altra sta arrivando, in più c’è un funzionario dell’ambasciata con un traduttore. Non ci muoviamo tutti perché sarebbe controproducente: volare lì significherebbe avere due giorni di black-out, troppo tempo. Intanto è stata scandagliata una porzione enorme, domani si arriverà a 5 mila miglia marine, con 35 navi di ogni genere, tra cui una militare, sommozzatori e due aerei, uno della Protezione civile e l’altro delle nostre tre famiglie. La raccolta fondi serve anche a questo».

E secondo la ragazza ci sono molti punti oscuri, a cominciare dalla versione della guida Osland, che ha accompagnato i ragazzi durante l’immersione. «Ha avuto difficoltà a indicare le coordinate del punto d’immersione e non aveva addosso il gps. Dice di averli riportati tutti in superficie e di averli lasciati da soli dopo aver dato loro la sua bombola e il giubbotto. Ma perché i ragazzi gli avrebbero permesso di allontanarsi da solo? Mio fratello era esperto, aveva già praticato diverse immersioni, anche in oceano. Daniele e Michela avevano il brevetto di sub. E la ragazza belga quello di “rescue sub”, di soccorso». Non solo: «I ragazzi volevano vedere le mante. Un’immersione relativamente semplice, che non comportava l’ingresso in corpi cavernicoli». Altro elemento: «Finora non è stato trovato nulla, nemmeno una pinna. Come mai?». La giovane si chiede anche perché chi guidava il motoscafo «non ha seguito i quattro ragazzi durante l’immersione ma i due che praticavano snorkeling (Valeria Baffè, fidanzata di Buresta, e un ragazzo piemontese, che si sono salvati, ndr). E poi, ciascuno avrebbe dovuto avere un palloncino che ne segnalasse la presenza una volta riemerso». 

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