Schianto aereo di San Donato: l'anatomopatologa Cattaneo a caccia della verità

Le autopsie sui resti delle otto vittime saranno eseguite dalla specialista nota per grandi casi di cronaca nera. Nei prossimi giorni ci sarà l’esame sulla "scatola nera" del velivolo

Un'immagine dell'incidente di San Donato

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Milano - Sarà l’anatomopatologa dei casi di cronaca nera più celebri, Cristina Cattaneo, ad occuparsi dell’esame autoptico sui resti dei passeggeri che quel maledetto 7 ottobre viaggiavano sull’areo precipitato a San Donato guidato dal multimilionario imprenditore romeno Dan Petrescu. Nei prossimi giorni ci sarà l’esame della “scatola nera“ dell’aereo, fondamentale per capire se si è trattato di un incidente che poteva essere evitato da manovre di un pilota più esperto. I risultati del contraddittorio a cui parteciperanno tutte le parti interessate, con i loro periti, verranno poi confrontati con la relazione finale sui resti di Petrescu, per escludere che sia stato colpito da un malore prima dello schianto. Tra le parti interessate all’esito degli esami ci sono i costruttori di quel tipo di velivolo, un Pilatus, i manutentori, e le famiglie dei sette passeggeri.

Cosa avvenne il 7 ottobre: circa tre minuti dopo il decollo, delle 13.04 da Linate l’aereo, un Pilatus Pc-12, che avrebbe dovuto raggiungere una quota standard di 5mila piedi, quando era a un’altezza di circa 3.500-4.000 piedi ha continuato in modo anomalo a virare verso destra, come emerso dai tracciati del Centro di controllo radar di Linate. La sala radar, accortasi della anomalia, avrebbe contattato immediatamente il Pilatus e il pilota, il magnate romeno avrebbe risposto spiegando che stava effettuando una "deviazione", pare abbia detto qualcosa come "little deviation", chiedendo successivamente anche quello che in gergo tecnico si chiama "vettore", ossia spazio e coordinate per rientrare all’aeroporto. Vettore che sarebbe stato subito indicato. Il pilota, però, non ha riferito quale fosse il problema e dunque dall’aereo non sarebbe arrivata una segnalazione specifica di allarme.

In assenza di comunicazioni dal pilota dopo la richiesta del vettore, nella sala controllo si è capito subito che il Pilatus aveva chiesto il rientro perché evidentemente c’era un’emergenza. Tanto che è scattato il blocco momentaneo del traffico su Linate come previsto in questi casi. Dopo meno di un minuto dalle ultime comunicazioni (tra i 30 e i 60 secondi), l’aereo sarebbe sparito dalla traccia radar.

Le analisi sui frammenti del propulsore e su altre parti del Pilatus che, come hanno riferito i tecnici che lavorano con gli inquirenti, si è letteralmente “sbriciolato” con l’esplosione nell’impatto al suolo, saranno determinanti per accertare le cause della tragedia, che ha provocato 7 morti, tra cui un bimbo di neanche due anni. Elementi più utili per capire perché l’aereo è andato giù quasi a 90 gradi, quando si trovava a circa 4mila piedi, anche avvitandosi a elica nella fase iniziale, potranno arrivare però solo con l’estrapolazione, con apposito software, dei dati contenuti nel registratore di volo, la cosiddetta scatola nera che è già stata presa in carico dai laboratori tecnologici dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv), titolare dell’inchiesta tecnica di sicurezza, che procede parallelamente a quella dell’aggiunto Tiziana Siciliano e dei pm Mauro Clerici e Paolo Filippini. Gli accertamenti tecnici nell’indagine per disastro colposo sono stati affidati al professore Marco Borri, ingegnere ora in pensione e che lavorava al dipartimento di Scienze e tecnologie aerospaziali del Politecnico di Milano. anna.giorgi@ilgiorno.net  

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