
Marco Ferdico, Luca Lucci e Andrea Beretta: tre dei 16 imputati nel processo agli ultrà di Inter e Milan
Milano, 27 marzo 2025 – "Non ho mai fatto soldi con la curva, i soldi li ho fatti con affari illeciti che non c'entrano nulla, con la droga. Il fondo cassa della Sud è sempre stato gestito in modo trasparente, con la società e i dirigenti ho sempre avuto buoni rapporti e all'epoca andavo anche a casa di Berlusconi a parlare di calcio". È quanto avrebbe detto, in sostanza, il capo ultrà rossonero, ex leader della Sud, Luca Lucci, detto "il toro" in carcere da sei mesi, che oggi si è fatto interrogare nell'aula bunker davanti al carcere milanese di San Vittore.
Associazione a delinquere
Lucci è uno degli imputati nel maxi procedimento, con più filoni tra cui quello sugli arresti degli ultras di Milan e Inter del 30 settembre per associazione per delinquere, davanti alla gup Rossana Mongiardo, scaturito dalle indagini di Polizia e Guardia di Finanza, coordinate dai pm della Direzione distrettuale antimafia Paolo Storari e Sara Ombra. Da quanto si è saputo, Lucci, che ha risposto alle domande di uno dei suoi legali, Alessandro Diddi, ha iniziato a parlare, dopo aver scelto il rito abbreviato, del suo ruolo di capo ultrà, della sua ascesa al vertice della curva Sud, affermando di non aver mai creato danni o problemi al club rossonero.

"C’era trasparenza”
E l'interrogatorio, che vede al centro anche un'accusa di tentato omicidio nel 2019 ai danni dell'ultrà rossonero Enzo Anghinelli, proseguirà nella prossima udienza, sempre a porte chiuse come tutto il procedimento, tra abbreviati e udienze preliminari. In sostanza, da quanto si è appreso, Lucci, destinatario nei mesi scorsi anche di due misure cautelari per fatti di droga dopo l'arresto a fine settembre per associazione per delinquere e un'altra ordinanza per il tentato omicidio, avrebbe ricondotto tutti i suoi comportamenti al tifo per il Milan e alla vita da ultrà, cercando di sminuire le contestazioni. "La cassa della Sud era gestita in modo trasparente", ha detto ancora. Si andrà avanti con l'esame in aula il 15 aprile. Tra le parti civili, oltre a Milan, Inter e Lega Serie A per le imputazioni sugli ultras delle curve di San Siro, anche lo stesso Anghinelli, vittima del tentato omicidio.

“Il tifo? È di destra”
Lucci ha anche raccontato anche che in curva "spesso il tifo è di destra, ma io invece sono di sinistra". E poi che lui è sempre stato "favorevole alla tessera del tifoso, da quando l'hanno introdotta". Inoltre, ha parlato di incontri e colloqui con dirigenti, di rapporti "collaborativi" col club, "anche con Galliani all'epoca parlavo spesso, parlavamo di calcio". Oggi è stato interrogato in aula anche Francesco Intagliata, uno degli ultrà interisti arrestati per associazione per delinquere con l'aggravante mafiosa. Aggravante non contestata, invece, agli ultrà rossoneri.

Gli altri imputati
Una quindicina gli ultras imputati in abbreviato (tre sono a processo con rito ordinario), mentre tra gli altri filoni davanti alla gup, oltre all'omicidio Bellocco ma anche al caso di un arsenale di armi trovato, ce ne sono alcuni che non hanno legami con la vicenda curve. Per un episodio di presunta corruzione tra privati è imputato, ad esempio, il consigliere regionale lombardo e comunale milanese Manfredi Palmeri, assieme a Gherardo Zaccagni, imprenditore che gestiva i parcheggi fuori da San Siro e che vuole patteggiare. Imputato per i suoi rapporti con Zaccagni anche un ex responsabile dell'ufficio logistica di Verona Fiere spa e sempre per corruzione tra privati. Verona Fiere oggi si è costituita parte civile con l'avvocato Enrico Giarda.