Via Antonini, tre indagati per l'incendio del grattacielo

Sono i titolari di imprese che hanno partecipato alla costruzione del palazzo e dato le autorizzazioni all’uso dei materiali

L'incendio di via Antonini il giorno dopo

L'incendio di via Antonini il giorno dopo

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La Procura di Milano non ha mai smesso di indagare sulle cause del rogo di via Antonini, la torre che è bruciata come un fiammifero a fine agosto. Gli accertamenti tecnici si sono rivelati più complessi per via delle pericolosità della struttura. Per questo i periti di parte potranno entrare solo nelle prossime settimane, quando i tre indagati, tre titolari di imprese che hanno lavorato in vario modo alla realizzazione della torre, avranno a loro volta nominato i consulenti che potranno assistere all’incidente probatorio.

Per ora, spiegano dalla procura, gli iscritti al registro con l’accusa di "disastro colposo" sono solo tre, sui nomi la pm Marina Petruzzella che sta conducendo le indagini mantiene il più stretto riserbo. Chiaro però che ad essere coinvolti, per ora, sono intanto i titolari delle imprese che, con vari gradi di responsabilità, hanno partecipato alla costruzione della struttura abitativa e poi hanno dato le autorizzazioni finali all’uso dei materiali e fatto il collaudo, quelli che ne hanno certificato l’idoneità. Fondamentali saranno le relazioni finali dei periti. Tra i massimi esperti c’è l’ingegner Massimo Bardazza nominato dall’avvocato Solange Marchignoli, che rappresenta una ventina di famiglie. Ai superperiti è affidato il compito di capire come sia stato possibile che un edificio di costruzione recente, risale al 2011 sia andato a fuoco in pochi minuti. Colpa dei pannelli che rivestivano esternamente il palazzo e che erano "altamente infiammabili", come hanno dimostrato i filmati sull’incendio ripresi dai cellulari dei residenti nella zona.

Intanto lo scorso venerdì sono stati convocati in procura i periti nominati dal pm Petruzzella: l’ingegner Arnaldo Bagnato, milanese, specializzato in incendi e crolli e l’architetto Roberto Maccabruni, al quale già nei giorni scorsi il dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano aveva affidato il compito di ricostruire le dinamiche della progettazione e costruzione del palazzo, in particolare la regolarità rispetto a norme e regolamenti edilizi. I due periti della procura affiancavano un tecnico dell’Istituto Giordano, responsabile di una prima certificazione sui pannelli. Il tecnico aveva spiegato che la certificazione da lui firmata, e risalente al 2009, classificava il materiale come di "classe prima", per la normativa italiana, materiale ignifugo.

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