
Marijuana
Milano, 16 settembre 2019 - Il grande funo. È quello che i residenti di via privata Puecher, in zona Turro, devono aver visto alzarsi di notte qualche settimana fa. È dal secondo piano interrato di uno stabile apparentemente vuoto che una calda sera d’estate si è sviluppato un incendio che solo l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco è riuscito a domare.
Ma nella “terra dei fuochi” di Lombardia, dove sempre più spesso in fiamme vanno capannoni strapieni di rifiuti di dubbia provenienza, stavolta no. A finire in fumo è stata una grande quantità di sostanza d’altro tipo: marijuana alimentare, quella con il principio attivo al di sotto della soglia che ne farebbe uno stupefacente, e che dunque si può trovare lecitamente in commercio. L’incendio ha riguardato un «grossissimo quantitativo di cannabis essiccata», stando al verbale degli agenti arrivati con una Volante dopo l’allarme dei vicini. Perché sì, insomma, visti i fuochi recenti e ripetuti in varie località dell’hinterland, c’è stato fin dall’inizio il sospetto che anche in via Puecher potesse trattarsi di un gesto doloso.
Il fascicolo è arrivato in Procura ma l’ipotesi per ora non avrebbe trovato conferme, resta però il fatto che la cause dell’incendio non sono mai state accertate. E come mai quel «grossissimo quantitativo» di cannabis legale era stipato in quel secondo piano interrato di uno stabile di periferia? Quello della vendita legale della marijuana a scopi alimentari è un business recente. La legge consente sulla carta diversi utilizzi della cannabis per alimenti come l’olio, il pane, la pasta e i biscotti. Solo che a fine maggio una sentenza a sorpresa della Cassazione ha messo dei paletti alla vendita, cambiando orientamento e offrendo un’interpretazione della legge che è apparsa restrittiva, consentendo la messa in commercio solo dei prodotti «in concreto privi di efficacia drogante». (Anche se in realtà quello era già da prima il presupposto). Fattostà che la diatriba ha molto rallentato gli affari intorno alla cannabis alimentare, e forse per questo il magazzino di via Puecher era così stipato. Poi certo, chi in generale non crede all’auto-combustione come causa degli incendi, e magari ha in mente il vecchio film inglese L’erba di Grace - dove a dare fuoco a una piantagione (non legale) di marijuana che stava per essere scoperta era la sua stessa proprietaria, una simpatica signora di una certa età che fino a quel momento aveva fatto buoni affari - allora qualche pensiero alternativo sulle cause dell’incendio milanese se lo sarà pure fatto...