
Uno striscione con una frase del giurista e politico Pietro Calamandrei, in mano una copia della Costituzione italiana. Decine di...
Uno striscione con una frase del giurista e politico Pietro Calamandrei, in mano una copia della Costituzione italiana. Decine di magistrati milanesi ieri hanno dato vita a un sit-in sulla scalinata all’ingresso del Palazzo di giustizia, nell’ambito della mobilitazione contro la riforma costituzionale voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Riforma che prevede, tra le altre cose, la separazione delle carriere e arriverà in discussione al Senato. "La separazione delle carriere è il tema più delicato e più complesso – spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Cesare Parodi – perché la riforma per come è oggi, anche se non ha una previsione espressa di sottoposizione all’esecutivo, indebolisce fortemente quello che è il ruolo della magistratura e la sua indipendenza e crea i presupposti in qualche modo per una forma di depotenziamento della giustizia". Si tratta di un disegno di legge costituzionale che, secondo Parodi, contiene una serie di "pericoli", tra cui il fatto che creerà "magistrati più deboli, più attaccabili, più incerti e quindi i cittadini che hanno meno tutele e sono più fragili saranno anche più esposti ad una giustizia che non si rende interprete delle loro esigenze".
I magistrati si erano già riuniti in presidio a gennaio, con la toga, la Costituzione in mano e la coccarda tricolore appuntata sul petto, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Una protesta che aveva avuto eco anche nell’aula magna, con le parole del presidente della Corte d’Appello Giuseppe Ondei sul "reale rischio" di ferire "principi costituzionali inderogabili quali l’autonomia e l’indipendenza" della magistratura. Ieri, nel pomeriggio, è andata in scena una nuova protesta. Poche ore prima, sempre all’ingresso del Palazzo di giustizia ma sulla strada, si erano riuniti in presidio anche antagonisti e attivisti di movimenti e centri sociali. In questo caso la protesta era contro le nuove norme sulla sicurezza, il caso Cospito e anche su temi internazionali come il massacro di civili palestinesi nella Striscia di Gaza.
Andrea Gianni