Ore 9.56 di mercoledì, hotel Midtown di corso XXII Marzo. L’addetto alla reception inserisce nel database le generalità di Vladimir Averyanov, che ha prenotato una camera d’albergo. Quel nome fa scattare l’alert alloggiati, il sistema che segnala in tempo reale alla centrale operativa della Questura la presenza di ricercati o latitanti nelle strutture ricettive cittadine. Parte in quel momento l’intervento della polizia che si concluderà poco dopo con l’arresto del cittadino russo, nato in Francia 43 anni fa, che deve scontare una pena di un anno e mezzo di reclusione in Siberia.
Gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale entrano nella stanza e trovano Averyanov in compagnia di un’altra persona: sulle prime, i due non sembrano per nulla preoccupati, ma all’improvviso il quarantatreenne inizia a dare i primi segni di nervosismo, camminando su e giù per la camera. Gli investigatori di via Fatebenefratelli decidono di approfondire il controllo: dallo zaino di Averyanov spuntano sedici pasticche di metadone, dodici dosi di Mdpv (meglio nota come "droga dell’amore"), quattro confezioni di codeina (potente analgesico usato anche come stupefacente) e alcuni grammi di marijuana. Per questo, l’uomo viene ammanettato per detenzione di droga a fini di spaccio e mandato in direttissima dal pm di turno. Non è finita. Sì, perché i poliziotti confrontano il volto di Averyanov con quello inserito nella nota di rintraccio Interpol che ha fatto scattare l’alert: è la stessa persona. A quel punto, gli viene notificato pure l’ordine di carcerazione emesso nel luglio 2013 dal Tribunale di Kemerovo, metropoli da mezzo milione di abitanti e capitale dell’omonima regione montuosa della Siberia sud-occidentale. Stando a quanto emerge dal provvedimento, il quarantatreenne è stato condannato in patria per violazione della legge sulle armi: sarebbe stato sorpreso in macchina con una pistola, che lui all’epoca dichiarò di aver trovato in un bosco. Dell’arresto è stata informata anche la Corte d’Appello, che ora dovrà pronunciarsi sulla richiesta di estradizione di Averyanov. Un passaggio tutt’altro che scontato, soprattutto in questo periodo.
Basti citare il caso del ventenne Ivan Ryazanov, rampollo di una ricca e potente famiglia della zona di Brjansk, fermato dalla polizia all’alba del 26 maggio scorso in un hotel di viale Jenner perché destinatario di un mandato di cattura internazionale emesso in Russia il 3 agosto 2023 per fabbricazione illegale di ordigno esplosivo. Il provvedimento è stato convalidato dalla quinta sezione penale della Corte d’Appello, ma i giudici hanno deciso di scarcerare il giovane e di non applicare alcuna misura cautelare perché, "a causa del conflitto bellico attualmente in corso tra Russia e Ucraina", potrebbero emergere "uno o più motivi ostativi all’estradizione" ai sensi dell’articolo 698 comma 1 del codice di procedura penale, secondo il quale non può essere concessa per un reato politico né quando "vi è ragione di ritenere che l’imputato o il condannato verrà sottoposto ad atti persecutori o discriminatori" legati anche alle idee politiche.