
di Alessandra Zanardi
Attrezzi agricoli e oggetti che erano di uso comune ai tempi delle nostre nonne, dai mastelli per il bucato ai paioli per la polenta. C’è anche un carretto, oltre a giocattoli in legno e documenti d’epoca, come i contratti di lavoro delle mondine. Adesso è tutto custodito in un deposito, in attesa che i 1.500 pezzi del Museo della civiltà contadina possano trovare una sede adeguata. A 95 anni dalla nascita della fondatrice della collezione, Luisa Carminati, classe 1927 scomparsa nel 1986, e nonostante i numerosi appelli lanciati negli anni dalla figlia Elisabetta Viganò, l’excursus visivo raccolto a partire dal 1979 è ancora in cerca di una collocazione che consenta a questo patrimonio di essere fruibile e non andare perduto.
Per decenni il Museo è stato ospitato nella sua sede originaria, Cascina Carlotta a San Giuliano; poi le stanze che per tanto tempo lo hanno custodito sono state adibite ad altri usi e così gli oggetti del tempo che fu hanno dovuto traslocare. Della collezione fanno parte anche 150 disegni che Luisa Carminati realizzò di sua mano per documentare le tradizioni contadine e il lavoro nei campi. "Stiamo instancabilmente cercando una soluzione unitaria che ospiti l’intera collezione, o più sedi per un museo diffuso sul territorio - spiega Elisabetta Viganò, che a San Giuliano è presidente dell’associazione Amici di Carlotta -. In passato si era ipotizzato uno spazio nella corte grande di Viboldone, che sarebbe stata perfetta, ma tutto è sfumato. Anche Rocca Brivio, o un’ala del castello mediceo di Melegnano potrebbero andare benissimo per la loro posizione baricentrica rispetto al Parco Agricolo e al Basso Milanese. Con Mirasole è aperto un dialogo per una possibile mostra che speravamo permanente, ma con la pandemia si è fermato tutto". "Ci stiamo guardando attorno, però siamo una realtà piccola e troviamo difficoltà a essere ascoltati dalle amministrazioni, da Città Metropolitana agli enti locali fino al Parco Agricolo". Eppure il Museo è un serbatoio di ricordi e tradizioni che varrebbe la pena conservare e trasmettere alle nuove generazioni. "Lo scopo di questa raccolta - ancora Viganò - non è mostrare qualche vecchio oggetto, ma custodire e tramandare un sapere, delle tecniche e delle competenze che si stanno dimenticando. Sono contenuti importanti, che noi metteremmo a disposizione gratuitamente, curando anche l’allestimento".