"Ho sperato per mesi che l’omicida confessasse"

Il sindaco del paese dell’hinterland ricostruisce i fatti "Non dimenticherò mai quella notte, per terra i segni di una battaglia: vetri, sanpietrini, spranghe e mazze"

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"Non dimenticherò mai quella notte". Alberto Villa, sindaco di Pessano, arrivò al Parco della rissa, in via Monte Grappa, quando l’ambulanza con a bordo Simone Stucchi in fin di vita era appena partita per il San Gerardo di Monza. "Per terra c’erano i segni di una battaglia: bottiglie, sanpietrini, spranghe, mazze da baseball. Non riuscivo a capacitarmene". E come lui il quartiere, un filare ordinato di villette, dove fino al 29 settembre scorso non era mai successo niente. Lo scontro durato pochi minuti aveva seminato il panico. "Da un lato sono grato ai carabinieri e agli inquirenti per il lavoro certosino che ha permesso di arrivare a ricostruire esattamente cosa accadde. Dall’altro provo un profondo smarrimento davanti a 24 ragazzi, alcuni minorenni, coinvolti in fatti così gravi: un omicidio". "In tutti questi mesi - racconta – ho sperato che l’assassino si presentasse in caserma ammettendo le proprie responsabilità. Sarebbe stato l’inizio di un percorso, una necessaria presa di coscienza. Mi auguro che se pene ci saranno, siano per tutti i giovani che hanno a che fare con questa storia un’occasione per cambiare il loro modo di stare nella società". "Spero riescano a capire la gravità di quello che hanno fatto: privare un’altra persona della vita. Non si può andare avanti come se nulla fosse. Altrimenti non siamo più esseri umani. Il mio pensiero oggi va alla famiglia di Simone e agli amici che convivono con il dolore più grande. Senza un perché". Bar.Cal.

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