Giovanni Storti:"Crescere qui è stato un bel sogno, peccato per i Navigli non riaperti..."

L'attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo: il nostro film girato in una bottega speciale di via Monti

Giovanni Storti, nato e cresciuto a Milano, zona porta Romana

Giovanni Storti, nato e cresciuto a Milano, zona porta Romana

Milano, 2 febbraio 2020 - « Durante le riprese del film “Chiedimi se sono felice” ho giocato a pallacanestro, insieme con gli altri attori, in Piazza Mercanti, addobbata con statue finte. L’aureola piegata di un Santo fungeva da canestro. La città era immersa in una magica atmosfera notturna". Così esordisce l’attore e comico Giovanni Storti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, che ci racconta la sua Milano. "Ricordo i fuochi d’artificio in Darsena, la musica proveniente da un’orchestra, allestita su di una specie di chiatta".

Mentre il nuovo film “Odio l’estate”, dal 30 gennaio al cinema? "Nella metropoli, in via Vincenzo Monti, è stata girata solo qualche scena, di cui sono protagonista. Lì è ancora attivo un negozio storico, dove si confezionano a mano le scarpe. Il mio personaggio pratica un mestiere in via di estinzione: è un ciabattino, che si è evoluto e vende articoli per calzature, in un bellissimo locale, in cui si respira il profumo del cuoio. Nella storia, la cui regia è di Massimo Venier, sono in procinto di partire per le vacanze e sto per chiudere il negozio, che forse non aprirò più… Mi sono immedesimato in mio padre, ciabattino per poco tempo. Mi ricorda tanto la vecchia Milano".

Com’era? "Negli anni ‘60 circolavano poche macchine. Noi bambini andavano a scuola a piedi, percorrendo un lungo tratto di strada da soli. Trascorrevamo il tempo libero per lo più all’oratorio o all’aria aperta. A Porta Romana giocavamo sui vecchi bastioni, anche se non era consentito. Ci si divertiva con le biglie, le figurine, il pallone o rincorrendoci. Si viveva molto per strada...".

Tornando al film da poco nelle sale… "Protagoniste sono tre famiglie eterogenee: quella di Aldo, molto numerosa, squinternata, proveniente dal Sud Italia. Ha quel “background”, che genera il contrasto. La mia, di origine milanese, laboriosa; più altolocata quella di Giacomo. Per un disguido, affittano per le vacanze la stessa villa al mare e sono costrette a convivervi, perché è Ferragosto. Inizialmente accadono scene buffe, momenti di attrito. Poi alcune vicende determineranno un rovesciamento della situazione, con un finale a sorpresa".

Quali luoghi e simboli di Milano predilige? "Mi piace la zona Paolo Sarpi, il Giardino Comunitario Lea Garofalo, i Navigli, gli angoli nascosti dietro le Colonne di San Lorenzo. E, poi, la Colonna del Diavolo accanto alla Basilica di Sant’Ambrogio, dove porto sempre i miei amici stranieri. Per non parlare di Santa Maria delle Grazie e della “Piramide”, che ospita la Fondazione Feltrinelli: uno strano edificio, che evidenzia la modernità di Milano".

Ed il lato comico della città? "Vi fervono varie attività. In generale si pensa alla grande, ma, poi, la burocrazia e le varie ideologie pongono molti freni. Lo trovo buffo. Inoltre, a me piace gironzolare per i mercati all’aperto, dove regna una grande animazione. Mi rapporto con i presenti, prendo e sono preso in giro".

Com’è il milanese? "È bauscia, dotato di una vena comica, di una buffoneria simpatica, anche se sembra un po’ burbera. Nasconde, nella conversazione e nell’espressione, un certo divertimento".

È cambiata la comicità milanese negli ultimi vent’anni? "In passato c’era il Derby Club. I miei amici ed io vi abbiamo lavorato per alcuni anni, in cui ci siamo imbattuti in uno strascico di comicità irriverente, debordante, assurda, molto legata al cabaret vero. Poi, abbiamo imboccato una direzione meno surreale. Un tempo esisteva una comicità quasi di gruppo, che coinvolgeva artisti anche di altro genere. Il vivere insieme l’arte si è un po’ disgregato".

Di che colore è la città? "Il suo fondo è grigio. È anche gialla, per un fermento un po’ folle: vi si avvertono nuove idee, abbastanza controcorrente. Poco verde, purtroppo. Nel centro, però, si possono ammirare alcune belle piante".

Il suo lato positivo e negativo? "Milano sta tentando di essere più moderna e legata all’Europa, ha vasta offerta culturale. Sono negativi, invece, il troppo consumo del suolo, la poca attenzione all’inquinamento e il non riuscire a scardinare alcuni ordinamenti. Peccato il tentativo fallito di riaprire i Navigli, che si scoprirebbero da soli" 

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