Gino Bramieri, il comico milanese che debuttò tre volte

La carriera di successo dell’omone che faceva ridere con classe

Gino Bramieri

Gino Bramieri

Milano, 25 novembre 2018 - Quando i comici facevano i comici senza spacciare le barzellette per satira. E chi era il re? Ma lui, il milanesissimo Gino Bramieri, l’omone del Moplen di “Carosello”, il detentore del sorriso più contagioso al mondo, il grande umorista cui bastava una mezza battuta o un’alzata di spalle per far venir giù il teatro. Gino Bramieri, ovvero l’arte di far ridere con classe, l’ultimo dei comici che sapevano anche reggere la durata di un film o tenere in piedi un programma televisivo per puntate e puntate. Luigi (il suo vero nome) Bramieri nacque, ultimo di tre fratelli, nel 1928 in corso Garibaldi, che all’epoca era ben lontano dall’atmosfera scintillante di oggi. Qui, nelle case di ringhiera, vivevano comuni lavoratori come suo padre, che faceva il falegname e per lui sognava il posto fisso, tant’è che riuscì a fargli avere (a 14 anni, con la scuola da abbandonare insieme col progetto di un diploma da ragioniere) un impiego come fattorino alla sede centrale della Banca Commerciale, in piazza della Scala. Ma le scartoffie non erano per quel ragazzo, che mostrava di avere una sola passione: recitare, far ridere e magari ballare, nonostante una corporatura che già a quella età era bella e prepotente.

Il lavoro in banca durò infatti pochi mesi, nei teatri c’erano sipari da tirar su e costumi da riordinare, senza contare che dalle quinte si coglieva tutto un altro spettacolo. Il debutto arrivò per Gino a 15 anni, nel 1943, nella piazza di Rovellasca, in provincia di Como. Si era in piena guerra e c’erano gli sfollati, farli sorridere rappresentava più che un esordio: una predestinazione. L’umorismo di Bramieri, così diretto, schietto e “leggibile”, comincia a farsi valere: un secondo debutto - al chiuso - avviene a 16 anni al Teatro Augusteo con Cretinopoli. Poi, con Bisi e Tognato, è il momento del primo spettacolo con pubblico pagante. E siamo al terzo debutto, che si celebra all’Anteo con Brabito (dalle iniziali dei tre cognomi). Le stelle del varietà si accorgono di lui: Macario, Walter Chiari, Billi e Riva, la Mondaini e Vianello. Bramieri rivela doti preziose: ha prontezza di spirito (ovvia per un comico), possiede i tempi giusti, ha senso del ritmo e sa quando e come chiudere. Soprattutto, è di una irresistibile simpatia: il suo sorriso è una boccata di ossigeno. Ricopre il ruolo di “spalla” per i nomi che abbiamo detto e anche per Peppino de Filippo, Aldo Fabrizi, Gilberto Govi, Wanda Osiris. Poi, nel 1956, avvieme l’incontro con Garinei e Giovannini. E qui nasce il Gino Bramieri che tutti ricordiamo.

La carriera si apre, lo chiamano da destra e manca. Ogni sua esibizione riscuote successo: a teatro e in televisione, ma anche al cinema (parteciperà in tutto a 35 film). Con Marisa del Frate e Raffaele Pisu costituisce quel trio di fuoriclasse che dal 1961 al 1964 sbanca sul piccolo schermo con L’amico del giaguaro, un cult dell’epoca. Nel 1962 partecipa al Festival di Sanremo con la canzone Lui andava a cavallo, alla radio conduce per 11 anni il programma Batto quattro. Poi vengono Angeli in bandiera di Garinei e Giovannini con Milva, Milleluci con Mina e Raffaella Carrà, Nonno Felice e Norma e Felice per Canale 5. E tanto, tanto altro.

I suoi personaggi e le sue macchiette fanno morire dal ridere. Ma quella che Bramieri provoca non è mai una risata scomposta, nulla in lui è volgare. Il personaggio di “Carugati” diventa memorabile. Le sue barzellette (nessuno le ha mai raccontate con quella bravura) entrano nella classicità dell’umorismo. Racconta di conoscerne alcune migliaia, e nessuno ne dubita. Con quelle barzellette scriverà numerosi, fortunati libri. Bramieri tifa per l’Inter, i calciatori nerazzurri sono suoi amici, e chiama “Inter” anche il suo cane. Vive a lungo in un appartamento della Torre Velasca, e a tutti dirà che ha scelto quel posto per meglio ammirare Milano.

Il 5 febbraio 1981, il dramma: Bramieri si trova alla guida di un’Alfa sull’A16, è con lui Liana Trouché, moglie dell’attore Aldo Giuffrè. I due sono impegnati nelle repliche di Felici e contenti di Terzoli e Vaime con la regia di Garinei e Giovannini. Bramieri perde il controllo dell’auto, che sbanda e finisce in una scarpata. L’attrice muore sul colpo. Quindici anni dopo se ne va anche lui. Una delle sue ultime uscite è per ritirare il Telegatto, vinto per la commedia televisiva Norma e Felice, che lo vede protagonista con Franca Valeri. Il fisico è segnato da un tumore, ma il sorriso è sempre quello. Muore il 21 giugno del 1996. Attorno alla bara, avvolta in un drappo nerazzurro, si stringono duemila persone. Nel decennale della scomparsa, la sua città gli dedica una via nella zona di Porta Nuova. Una via sorridente, ci piace pensare.

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