Omicidio Giambellino, killer invalido al 90%: un perito ne valuterà l’imputabilità

Oggi l’interrogatorio,Zakaria era in cura al Cps di via Soderini: ha accoltellato il genitore dopo una lite per i soldi delle sigarette

Il luogo dell'omicidio al Giambellino

Il luogo dell'omicidio al Giambellino

MIlano - Zakaria Morchidi, il trentaquattrenne con problemi psichiatrici che domenica pomeriggio ha ucciso con sei coltellate il padre Mohammed, sarà interrogato oggi, o al più tardi domattina, dal gip a cui nella tarda serata di ieri è stata inviata la richiesta di convalida. L’assassino ha confessato, dopo aver ucciso il padre che gli aveva negato i soldi per acquistare le sigarette: quindi, prima ancora di valutare la sua reale capacità al momento dell’aggressione, il pm Roberto Fontana, che ha coordinato le indagini di Upg e Squadra mobile, ne ha disposto l’arresto. Sarà l’interrogatorio e un’eventuale perizia successiva a chiarire l’eventuale imputabilità di Zakaria. L’aggressione mortale è avvenuta davanti al bar Cindy, dopo che i due, secondo i testimoni, avevano litigato fin dalla mattina, sempre all’interno dello stesso bar in cui il padre riceveva le richieste dai residenti del quartiere, il Giambellino.

Lo conoscevano tutti con il nome di "Rami", Mohammed, che per molti anni nella zona aveva gestito una piccola rivendita di frutta e verdura. Perso il primogenito Kamal, arruolato dai salafiti di Ansar al Islam e probabile autore dell’attentato suicida del 26 ottobre 2003 all’hotel Al Rashid di Baghdad, Rami si era messo nel giro delle occupazioni nelle case popolari di via Odazio. Gestiva, secondo qualcuno, la rete degli alloggi sfitti: quando c’era bisogno di una scorciatoia per un alloggio, lui indicava quello vuoto da prendere di mira, in cambio di 100-150 euro. Così le sue "consulenze" valevano pure per cercare una badante affidabile, altri piccoli traffici e favori personali.

Destino sfortunato quello della famiglia Morchidi: Mohammed e la moglie, musulmana praticante, hanno pianto il primo figlio Kamal, che si era radicalizzato nella moschea di viale Jenner nel 2001. Aveva lavorato un po’ di tempo con il padre, poi era sparito. Era diventato un terrorista e solo molto tempo dopo i genitori avevano saputo che era deceduto in Iraq, da kamikaze votato al martirio per la jihad. L’altro figlio rimasto in famiglia aveva grossi problemi psichiatrici, secondo quanto raccontato dalla madre e dagli specialisti del Cps che lo avevano in cura in via Soderini: ha un’invalidità cognitiva del 90%.

Da qui deriverà l’esigenza di capire se fosse capace di intendere e di volere quando ha agito; e di conseguenza se sia imputabile. Dopo l’omicidio, Zakaria si è allontanato a piedi, ma è stato fermato poche centinaia di metri più avanti da una pattuglia dele Volanti. "Ho ucciso mio padre, il coltello lo trovate là", ha detto il trentaquattrenne agli agenti, prima di essere ammanettato per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal grado parentale.

 

 

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