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La Cassazione respinge il ricorso della Procura: Formigoni resta ai domiciliari

Ritenuto sussistente il requisito della "collaborazione impossibile", stabilito dal tribunale di sorveglianza

Roberto Formigoni

Milano, 16 giugno 2020 - Confermata dalla Cassazione la detenzione domiciliare per l'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, condannato in via definitiva per corruzione a 5 anni e 10 mesi. La Suprema Corte, con una sentenza depositata oggi, ha infatti respinto il ricorso della procura generale di Milano contro il provvedimento con cui il tribunale di sorveglianza, nel luglio scorso, aveva permesso a Formigoni di lasciare il carcere di Bollate e di scontare quindi la pena ai domiciliari, ritenendo sussistente il requisito della "collaborazione impossibile".

Il pg del capoluogo lombardo, dunque, si era rivolto ai giudici del 'Palazzaccio', sostenendo che fosse carente la motivazione con cui la sorveglianza aveva escluso "possibili ambiti" nei quali l'ex governatore avrebbe potuto dare "un'utile collaborazione" agli inquirenti. Con la sentenza depositata oggi, la prima sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso, alla luce della recente pronuncia della Corte costituzionale sulla legge Spazzacorrotti e sulla sua applicazione non retroattiva. Tale pronuncia, osservano gli 'alti' giudici, "priva ora di rilievo i dedotti vizi dell'ordinanza impugnata in ordine all'accertamento del requisito della collaborazione impossibile, non più necessario alla concessione della misura alternativa applicata a Roberto Formigoni".