Riccardi
Africa è immensa. Ha però sempre avuto regioni, climi e culture diverse provocatrici di un isolamento reciproco esterno e domestico; questo causato dal fatto che ci sono migliaia di lingue diverse e che non esiste una cultura unitaria. Oggi l’isolamento con il resto del mondo è diminuito. Prosegue, sia pure in misura minore, lo sfruttamento. Non più chiamato colonialismo. La Storia ci ricorda lo spolpamento da parte araba ed europea che, nel tempo, hanno sempre considerato questa parte del mondo terra di dominio. Depredandola di uomini (schiavitù) e di cose (le risorse naturali). Gli africani, pur parzialmente prigionieri di una geografia politica definita dagli europei, stanno, sia pur faticosamente, costruendo un Continente moderno con alcune economie dinamiche ed interconnesse. Mentre in quasi tutto il globo la denatalità è in preoccupante aumento, l’Africa è il Continente più giovane. La popolazione cresce e nel 2050 potrebbe arrivare a 2,5 mld di unità. La conferenza Italia-Africa si sta svolgendo a Roma con la partecipazione di 25 leaders africani e le massime cariche europee ed italiane. Lo scopo è concludere un patto applicativo del Piano Mattei. Il progetto visionariamente ambizioso basa sul concetto di una trattativa paritaria nell’ interesse reciproco. Non entriamo nel merito né azzardiamo previsioni. La nostra è speranza ottimistica della volontà. L’Africa è il player più importante del futuro. Sia per l’Italia che per l’Europa. La Ue non può passivamente subire l’attivismo cinicamente confuciano della Cina, già capillarmente insediata. Un partenariato tra l’Italia, nell’ambito di una Europa meno burocrate e più politica, e di paesi non solo nostri dirimpettai ma anche quelli centrali e del sud, metterebbe la parola fine alla antistorica supremazia bianca. Ricordando che l’uomo è nato in Africa nella quale abbiamo quindi i nostri progenitori.