Elio Fiorucci, libero e geniale Addio all’inventore della moda pop

Lo stilista stroncato in casa da un malore. Aveva 80 anni di Eva Desiderio

Elio Fiorucci

Elio Fiorucci

Milano, 21 luglio 2015 - Uno stile disegnato intorno al cuore, col cuore come simbolo di amore, pace e libertà. Quello stesso cuore, anche come lo chiamava lui «il cuoricino» che forse lo ha tradito portandolo via, sereno in casa sua, per il viaggio più lungo in una Milano d’estate assolata e solitaria. Ora che Elio Fiorucci non c’è più siamo tutti più soli, non solo quelli della Moda che lo hanno sempre considerato un indiscusso e geniale Maestro, ma tutti quelli che nel mondo hanno visto in lui il visionario, il rivoluzionario degli stili, il profeta del denim come tessuto dell’anima e l’inventore del lifestyle contemporaneo. Uno stilista-imprenditore che ha sempre precorso i tempi, captato i desideri del popolo giovanile, scovato quanto di più ribelle e sensuale ci potesse essere senza mai una punta di volgarità. Capito la moda, l’arte, la musica nelle espressioni anche dirompenti.

Una vita quella di Elio Fiorucci piena di disciplina nel lavoro e di impegno fino alla fine, quando da alcuni anni si era fatto paladino della difesa del Pianeta e degli amici animali, diventando vegetariano ma soprattutto mandando un messaggio di sensibilizzazione come l’ultimo, da Ambasciatore dell’Expo, che può essere considerato il sua testamento spirituale. Milanesissimo e cittadino del mondo, sempre vestito di blu che è il colore della sensibilità e della profondità d’animo, con un sorriso largo e sincero, un’aria affabile ma riservata, lontano dai riflettori della mondanità. Concentrato sulla positività del suo ultimo e fortunato marchio, lanciato undici anni fa, Love Therapy by Elio Fiorucci che ha per simbolo i Sette Nani.

Un modo ironico di guardare alla moda, in positivo, e con tanta poesia così come era successo a fine anni Sessanta quando, dopo i primi passi nella bottega di pantofole del padre, era volato a Londra ed era stato conquistato da Biba & Co. Tornato a Milano aveva aperto uno spazio che diventerà mitico in Galleria Passarella e lanciato il marchio col suo nome e un’etichetta delicata e deliziosa, con due angioletti vittoriani ridisegnati da Italo Lupi, che hanno esaltato i jeans più sexy e attillati del mondo e le t-shirt con Peace and Love. Grazie a Fiorucci da allora le mamme hanno cominciato a vestirsi come le figlie.

Uno stile libero, mai politicizzato, che in quegli anni lontani della contestazione giovanile fece epoca ed epopea, contagiando più di una generazione e lasciando in tanti il sapore dolcissimo dei bei ricordi spensierati, quando tutto sembrava possibile. Uno stile colorato e gioioso, lontano dalla moda imbalsamata di troppe passerelle, mai inutilmente sfarzoso perché i valori di Fiorucci e del suo brand, passato nel 1990 al gruppo giapponese Edwin International, erano diversi e mai banalmente di lusso. Suo invece il lusso delle idee come quella di far dipingere il mitico negozio dagli “scarabocchi“ di un allora sconosciuto graffitaro come Keith Haring, nemmeno un centimetro lasciato libero, o di finanziare la produzione del film autobiografico di Jean Michel Basquiat “Downtown 81” in cui il pittore morto troppo giovane interpretava se stesso. E come non ripensare agli anni newyorkesi, i primi Ottanta, all’amicizia con Andy Warhol e a quando Madonna si esibiva per gli eventi di Elio al Club 54 e di quando sfoggiava i braccialetti di caucciù cantando “Like a Virgin” perché suo fratello faceva il commesso da Fiorucci a Los Angeles. Anni lontani che sono rimasti sempre dentro al cuore e al montgomery blu di Elio, dentro quei jeans che erano la sua divisa di prima fila alle sfilate di Giorgio Armani, Dolce e Gabbana o Etro che lo invitavano sempre. Lui mai sopra le righe, mai protagonista, solo Fiorucci, il genio della moda Pop, del revival delle pin up, delle manette di peluche rosa che infrangono il grigiore del fetish, l’uomo che portò a Milano i tanga tanto da far agitare la questura e che se avesse potuto avrebbe «inventato le sneakers» come ha detto nell’ultima intervista all’Ansa.

«Elio è stato il mio padrino nella moda – racconta Gianluca Lo Vetro, scrittore e docente di attualità della moda all’Università di Bologna e curatore della mostra sui 30 anni del brand a Milano nel 2000 – perché uscito dal movimento studentesco comprai una delle sue magliette con gli angioletti in massimo omaggio al fashion. E’ stato un genio perché ha anticipato sempre i tempi».

Fiorucci diceva sempre che «la moda è la scrittura della società» e rideva quando qualcuno gli ricordava che Lady D. in viaggio di nozze si era fatta fotografare coi suoi mutandoni sul Britannia. «E’ il Maestro di tutti noi», dice Vivienne Westwood. Ciao Elio, continua a sorriderci tra gli angioletti.

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