Fine quarta ondata Covid, il 28 febbraio chiude il centro di Vizzolo

Resta aperto Cernusco ma si cerca un’altra sede per un’eventuale altra emergenza

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Il virus arretra e l’Asst Melegnano-Martesana si prepara a chiudere i centri vaccinali. Il primo marzo il palazzetto di Vizzolo verrà restituito al Comune dopo quasi un anno di attività ininterrotta, fino a fine mese restano aperte due linee, la terza, come a Cernusco, si aggiunge dalle 15 alle 19. Il grosso della popolazione è coperto "abbiamo somministrato più di 300mila dosi – spiega Alessandra Nardi, responsabile della campagna di massa dell’Azienda – il personale è pronto per ritornare ai compiti di sempre". L’ex Filanda invece resterà aperta "anche per i bambini e nel weekend, ma poi dovremo rendere la struttura all’amministrazione e infatti stiamo già cercando un’altra sede. Il territorio non rimarrà sguarnito. La Regione ci ha chiesto di poter tornare operativi su grandi numeri in caso di attacco di un’altra variante in tre settimane".

La ricerca non è facile, "per le caratteristiche stesse della nostra Asst, molto diffusa con molti poli ma di piccole dimensioni, 8-10 postazioni sarebbero insufficienti per rivaccinare il nostro bacino di utenza che conta 650mila persone". Non si esclude di ricorrere a un capannone dismesso, da risistemare. "Del resto il ritorno del palazzetto di Vizzolo e dell’ex Filanda di Cernusco alle attività abituali, sport e cultura, esclude categoricamente la possibilità di riconvertirli rapidamente a scopo sanitario". La riorganizzazione continua è stata una delle armi più efficaci della macchina aziendale per arginare il Sars Cov2 "e non smetteremo – assicura la direttrice – dalla pandemia usciamo con una lezione importante: nulla sarà più come prima, neanche in ospedale e sul territorio". Ma accanto al messaggio generale c’è anche l’esperienza personale: "Questo anno di super lavoro nel quale non ci siamo mai fermati ci ha arricchiti. E’ cambiato anche il rapporto con i pazienti. Al di là delle persone che non vogliono rendersi conto che l’epidemia ha colpito il mondo intero, medici, infermieri e più in generale il sistema ne pagano scotto: in una situazione di incertezza di queste proporzioni si finisce per cercare un capro espiatorio sul quale scaricare ansie accumulate in anni difficili e responsabilità". Ora, si deve ricostruire: "Una sfida che ci riguarda tutti da vicino: malati e personale".

Barbara Calderola

 

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