
di Marianna Vazzana
Fiamme e fumo in uno stabile abbandonato di via Scaldasole, a due passi da corso di Porta Ticinese. Ieri pomeriggio sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per domare il rogo. Nessuno, fortunatamente, è rimasto ferito né intossicato, ma tanto è bastato a esasperare gli animi dei residenti del quartiere che da anni lottano per avere decoro nel complesso in larga parte comunale racchiuso tra le vie Scaldasole e vicolo Calusca, di cui quella palazzina dismessa è solo una parte. Una sorta di appendice affacciata sulla strada, in passato utilizzata per attività artigianali, poi come centro sociale, e ora rifugio di senzatetto. "Per un soffio, nessuno si è fatto male: dentro c’erano tre bombole di gas, qualcosa è andato storto ed è divampato un incendio – spiega Massimo Cerri, residente –. Quell’edificio è ormai inagibile, perché è crollato per metà, e c’è pure una grossa crepa. Mi auguro si prendano provvedimenti: nessuno deve poter rimetterci piede". L’incendio è l’occasione per mettere sul tavolo anche tutti gli altri problemi, che sembravano essere stati risolti, ma che invece a sentire gli abitanti si sono ripresentati. Quali? Le occupazioni dei garage, "tornati a essere dimora di tossicodipendenti e senza dimora". Questo succede a ridosso della palazzina incendiata, nel caseggiato misto: i civici 1, 3, 3a e 5 di via Scaldasole e le palazzine affacciate su vicolo Calusca 10 d, f e g sono di proprietà del Comune e gestiti da MM, mentre il trio Calusca 10 a, b e c è di privati che usufruiscono dei box. Nello stesso complesso sono ospitati pure servizi pubblici.
A gennaio del 2019 avevamo mostrato la situazione dei parcheggi sotterranei, che si estendono su quattro piani. Gli abitanti, in un video, avevano documentato come gli "intrusi" riuscissero a entrare. Come? Staccando i cavi di ferro degli archetti ai bordi delle aiuole e aprendo dall’esterno le maniglie antipanico. Ci sono stati diversi sgomberi, e il garage è stato oggetto di un restyling finalizzato anche all’ottenimento del Certificato prevenzione incendi. "Ma le occupazioni – conclude Cerri – sono ancora realtà".