
Con l’accusa di reimpiego di capitali di provenienza illecita per una somma di circa 6 milioni, nella notte tra sabato e domenica è stato fermato dalla Procura il fiduciario di Paolo Fassa, titolare dell’azienda trevigiana di calcestruzzi Fassa Bortolo e in passato pure patron dell’omonima squadra di ciclismo, indagato assieme alla figlia Manuela, per frode fiscale e auto riciclaggio di 5 milioni. All’imprenditore l’8 gennaio scorso sono stati sequestrati un maxi yacht di oltre 50 metri, il "Blanca", ormeggiato al porto di Genova e battente bandiera britannica, e circa un milione e mezzo di euro. Il fermo dell’uomo, 70 anni, residente in Svizzera e con un discreto portafoglio di clienti, è stato disposto dai pm Paolo Storari e Giordano Baggio ed eseguito dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza. Il settantenne, secondo inquirenti e investigatori, stava per andare in Spagna e quindi è stato bloccato per via del pericolo di fuga.
Ieri si è tenuta l’udienza di convalida e di richiesta di misura cautelare davanti al gip Elisabetta Meyer. Per oggii è atteso il deposito del provvedimento. Nel corso dell’inchiesta dei pm Storari e Baggio e condotta da Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate, sono stati ricostruiti gli ultimi 16 anni di redditi dichiarati da Fassa, che ammontano a un totale di oltre 9 milioni e 600 mila euro. Redditi poi confrontati con gli oltre 32 milioni di spese di acquisizione in leasing del “Blanca”, avvenuta sempre 15 anni fa, e di gestione. Da qui la sproporzione evidente tra dichiarazione dei redditi e valore della barca, ma soprattutto la scoperta di un sistema architettato per “nascondere” lo yacht e i suoi costi di mantenimento al Fisco. Secondo gli accertamenti il fiduciario fermato a Milano, noto nell’ambiente e con altri clienti per i quali, come è accaduto per il “Blanca“, avrebbe intestato i loro yacht a società inglesi, avrebbe reimpiegato circa 6 milioni delle risorse che l’imprenditore trevigiano, con la complicità di altri.
Attraverso un complesso meccanismo, avrebbe drenato alla Fassa srl per dirottarle verso off-shore con sede in Croazia, Svizzera, Principato di Monaco e Panama con lo scopo di impiegarle per l’acquisito e la gestione della imbarcazione. Inoltre il Baglietto di circa 50 metri, è stato anche appurato, era intestato a società “schermo“ con sede nel Regno Unito e conti in Svizzera e a Malta.