Seveso, sei anni tra ricorsi e cambi di società

Il piano del 2014: "Vasche a fine 2016". Poi battaglie legali, fondi in ritardo e nuovi progetti. Ora la ripartenza: 4 cantieri su 5 nel 2021

Esondazione fiume Seveso

Esondazione fiume Seveso

Milano, 25 luglio 2020 - «Noi partiamo . E i ricorsi non ci fermeranno". Aula udienza della Corte dei Conti, 20 ottobre 2014. A parlare è Erasmo D’Angelis, capo di "Italia Sicura", la task force messa in piedi dal Governo Renzi per "la mitigazione del rischio idrogeologico". Dichiarazioni che fanno intravedere la luce in fondo al tunnel, dopo decenni passati a combattere contro le bizze del Seveso e a tre mesi e mezzo dall’esondazione che ha messo in ginocchio Milano la mattina dell’8 luglio. La road map prevede la realizzazione di cinque vasche di laminazione a nord della metropoli, così da limitare a monte le piene del torrente maledetto. I tecnici ministeriali snocciolano cifre (115,2 milioni di euro per i bacini e 89,8 per le opere di depurazione) e dispensano date certe sulla fine dei lavori: giugno 2016 per l’invaso di Senago, dicembre 2016 per gli altri di Paderno Dugnano, Varedo, Lentate sul Seveso e Parco Nord.

A distanza di 6 anni e con Niguarda nuovamente sott’acqua, quel maxi piano è rimasto sulla carta (tranne che per alcune eccezioni come il provvidenziale potenziamento del canale scolmatore), anche se nei prossimi mesi dovremmo assistere a una decisa accelerazione. Prima, però, è necessario porsi una domanda: perché la tabella di marcia è stata disattesa in maniera così vistosa? Innanzitutto, fanno notare gli esperti, perché quelle scadenze somigliavano più a un libro dei sogni che a una lettura realistica dell’esistente. Basti dire che, ricorda qualcuno, parte del denaro è arrivata solo dopo due anni, cioè quando era fissata la deadline per la stragrande maggioranza degli interventi.

L’obiezione: anche i progetti già finanziati sono ancora in corso. Prendiamo quello di Senago: 30 milioni di euro, di cui 20 stanziati dal Comune di Milano e 10 da Regione Lombardia. Nonostante le resistenze dell’amministrazione locale, che ha provato a bloccare tutto con un ricorso al Tribunale superiore delle acque pubbliche (respinto nel 2016), l’Aipo, l’Agenzia interregionale per il Po diretta dall’ingegner Luigi Mille, riesce a far partire l’iter, assegnando l’appalto al ticket di imprese formato da Artifoni e Milesi. Il primo stop arriva quando vengono scoperti nel sottosuolo alcuni residuati bellici (e persino un fucile a canne mozze). Superato lo scoglio, ce n’è un altro che si rivelerà insormontabile: le aziende non trovano più profittevole il lavoro, sebbene conoscano gli estremi del contratto, per via dell’impossibilità di guadagnare dalla vendita dei materiali di scavo, troppo scadenti per essere riutilizzati nella produzione di calcestruzzo.

A quel punto, ci sono due vie. Quella legale, che porterebbe quasi certamente a una vittoria in sede civile da parte del pubblico. Con un’incognita, pesante come un macigno: considerati i tempi della giustizia italiana, vale la pena attendere così a lungo ? Viene scelta la seconda opzione, che prevede la rescissione del contratto senza oneri per la Regione, che paga solo ciò che è stato già effettuato. Si riparte dal via, e il 9 agosto 2019 la nuova procedura si conclude con la vittoria dell’Ati Consorzio Costruttori Infrastrutture-Impresa Luigi Notari. Tutto finito? No, perché arrivano Covid e lockdown a frenare per altri tre mesi la macchina. Che ora ha ripreso finalmente a funzionare. Così come sono partiti i lavori al Parco Nord: pure in questo caso, i residenti di un condominio e il Comune di Bresso si sono opposti, ma cinque giorni fa, a 72 ore dal verdetto che ha negato la sospensiva cautelare, Mm ha preso possesso dell’area: il laghetto artificiale dovrebbe essere realtà nell’estate del 2022. "Opera che si conferma, oggi più che mai, fondamentale per risolvere la decennale questione Seveso", ha spiegato il sindaco Giuseppe Sala.

Del resto , se ieri fossero state in azione sia la vasca di Senago che quella di Milano, il Seveso non sarebbe esondato, sebbene i livelli idrometrici siano saliti a un ritmo mai visto prima: "In via Valfurva è passato da 40 centimetri alle 6.40 a 3.10 (esondazione) alle 7: 2,7 metri in 20 minuti, 13,5 cm di salita ogni minuto", l’impressionante fotografia scattata dall’assessore ai Lavori pubblici Marco Granelli, da anni in prima linea sull’argomento. Per eliminare definitivamente il problema, e mettersi al riparo dagli effetti sempre più evidenti (e potenzialmente devastanti) del cambiamento climatico, bisogna completare anche gli altri due bacini. Quello di Paderno-Varedo (inizialmente ne erano stati previsti due, poi ritenuti troppo impattanti sul territorio) passerà dalla bonifica dell’ex Snia: il progetto è in fase di approvazione (i lavori potrebbero cominciare nei primi mesi del 2021), così come la progettazione esecutiva per la parte idraulica e la riqualificazione ambientale. Quello di Lentate inizierà prima: primavera 2021. Conclusione: quattro cantieri su cinque in attività l’anno prossimo. Sarà la volta buona?

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