Dal Teatro alla Scala alla miseria, addio al basso Eldar Aliev

Come cantante d’opera aveva calcato i palchi più importanti del mondo, prima di diventare clochard. La commozione del “suo” quartiere

Eldar Aliev

Eldar Aliev

Milano, 12 agosto 2020 - Non tutti, nel quartiere, conoscevano il suo passato di gloria. Quell’uomo che nella vita aveva prestato la sua voce profonda, di basso, ai personaggi di alcune delle opere più celebri calcando i palcoscenici più prestigiosi del mondo, aveva scelto di abitare per strada, in zona Precotto, voltando le spalle ai riflettori e al velluto dei sipari. Senza più applausi. Voleva essere invisibile. «Conduceva una vita di stenti da circa 15 anni», dicono i cittadini che onorano la sua memoria e che si sono attivati per far tornare il suo corpo in patria, l’Azerbaigian. Eldar Aliev si è spento lo scorso giovedì.

«Da fantasma, come voleva lui». Ad appena 49 anni. Un clochard benvoluto, «non dava fastidio a nessuno, stava nella sua roulotte, prima in via Carnovali, poi in via Mariani, e prima ancora viveva sulle panchine dei parchi», dice una residente. «Era un uomo buono, con un cuore d’oro. Un’anima nobile. Accettava l’elemosina solo in moneta: guai ad allungargli 10 euro, «È troppo», diceva. E dava il resto di 8 euro, tenendone per sé solamente due. Era solo a Milano».

Secondo quanto riferito al Giorno, a scoprire la salma sono stati alcuni sanitari che periodicamente si recavano da lui per curarlo, perché era affetto da patologie. Se n’è andato per cause naturali. Chissà cosa lo aveva spinto ad allontanarsi dal palcoscenco e a vivere da senzatetto. Il suo nome ancora brilla sul cartellone di spettacoli messi in scena al Teatro alla Scala: per esempio nella «Lucrezia Borgia» di Gaetano Donizetti, stagione 2001/2002, a interpretare Astolfo era proprio lui. Su internet, nella sua biografia si legge: «Nato a Baku in Azerbaigian nel 1971, ha cominciato giovanissimo lo studio del pianoforte entrando successivamente nel Conservatorio della sua città per studiare canto». Nel 1992 la svolta, quando ha vinto una borsa di studio che gli ha consentito di frequentare l’Accademia di Osimo in provincia di Ancona. Da allora è sempre rimasto in Italia. 

«Nel 1994 ha vinto la selezione effettuata dalla Direzione Artistica del Teatro alla Scala per seguire i corsi degli ‘Amici del Loggione’ tenuti da Carlo Bergonzi». Poi è arrivato il successo: ha debuttato al Teatro comunale di Treviso, ha lavorato al Teatro dell’Opera di Roma, si è esibito a Trieste, Firenze e Bologna. «Ha cantato nella Turandot (interpretando Timur) al Teatro Real di Madrid». La sua voce ha riecheggiato pure a Parigi, a Monaco di Baviera, ad Amsterdam e pure in Giappone, in Siberia e a Città del Messico, solo per citare alcuni luoghi. Poi la scelta di vivere per strada. 

Da qualche mese si rifugiava in una roulotte che gli è stata donata quando le sue condizioni di salute si sono aggravate. «Tanti di noi gli davano una mano, avevamo anche fondato un gruppo Facebook a lui dedicato», dice Matteo Grieco, dell’associazione Vi.Pre.Go (Villa San Giovanni, Precotto, Gorla). Ora potrà tornare a casa. «Grazie all’ Ambasciata del suo paese, Eldar sarà portato e sepolto nella sua terra. Il suo desiderio di tornare a casa è stato esaudito», è scritto in un post pubblicato sulla Social street «Sei di Precotto se...». 

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