Ludopatico per gli effetti collaterali di un farmaco Pfizer: risarcito con mezzo milione

"Io, schiavo del gioco e del sesso per 5 anni, ho bruciato 1.802 carte prepagate e rubato soldi al lavoro". Pfizer condannata

Un giocatore di videopoker

Un giocatore di videopoker

Milano, 5 maggio 2021 -  "I primi sintomi si sono manifestati pochi mesi dopo l’assunzione di Cabaser. Mangiavo di più ed ero diventato ipereccitato sul piano sessuale. Non associavo ai farmaci. Poi ho cominciato a giocare". È il racconto di una caduta nel vortice della ludopatia riportato nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato Pfizer Italia al pagamento di mezzo milione di euro, tra danni morali ed economici, per gli effetti collaterali del farmaco per la cura del Parkinson. Farmaco che ha causato ludopatia e ipersessualità in un 60enne che, assistito dallo studio legale Ambrosio & Commodo di Torino, ha avviato nel 2015 una battaglia legale sfociata in una vittoria in primo grado ora confermata dalla sentenza d’appello. Nel corso della causa i periti hanno confermato gli effetti collaterali del farmaco, che l’uomo ha assunto dal 2001 al 2006 e che Pfizer indica nel bugiardino soltanto dal 2007. "Per casi analoghi ci sono già state condanne e transazioni negli Stati Uniti e in Australia – spiega l’avvocato Stefano Bertone – da quello che ci risulta è la prima sentenza in Italia contro Pfizer, ma stiamo seguendo altri casi di danni provocati da farmaci dopamino-agonisti». Il 60enne ha utilizzato 1.802 carte prepagate per puntare online, lui che fino ad allora non aveva mai giocato. Non solo: è stato anche costretto a lasciare il lavoro in una azienda a cui aveva sottratto 100mila euro, soldi che ora restituirà. Problemi nascosti alla moglie e agli amici fino al 2006, quando ha perso il lavoro, e cessati quando ha smesso di assumere quel farmaco.  "Prima vedevo gente che giocava e pensavo che fosse un furto dello Stato», è il racconto dell’uomo riportato nelle motivazioni della sentenza. "Quando sono passato dall’altra parte, credevo di essere impazzito. Giocavo in ufficio e a casa di notte, mentre mia moglie dormiva. Era un cambiamento della mia persona ma non lo associavo alla pasticca». E i risultati delle consulenze tecniche, annotano i giudici, contrastano con la tesi dei legali del colosso farmaceutico, secondo i quali «la propensione al gioco era insita nella sua personalità, dal momento che la famiglia di origine gestiva una ricevitoria". Secondo la Pfizer, l’uomo "non avrebbe fornito la prova del nesso causale fra gli effetti indesiderati e l’assunzione del Cabaser». Inoltre l’azienda ha sostenuto che «la comunità scientifica e le industrie farmaceutiche non potessero essere a conoscenza dei rischi prima del 2006, per l’esiguità dei casi riscontrati". Ma i giudici hanno messo nero su bianco che «non avendo provveduto a segnalare la propensione al gioco d’azzardo patologico nel relativo foglietto illustrativo prima del 2007", Pfizer Italia «ha senz’altro accettato il rischio che si verificassero casi non così limitati di pazienti che hanno manifestato pulsioni irrefrenabili". "Non abbiamo mai messo in dubbio l’ottima azione sotto il profilo medico - sottolinea l’avvocato Bertone - ma semplicemente il difetto per mancanza di una qualità fondamentale, ovvero l’indicazione in foglietto illustrativo delle reazioni avverse: gli utilizzatori devono conoscerle in anticipo".

 

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