Don Burgio: il disagio va ascoltato ma in questa società mancano adulti

Il parroco da vent’anni aiuta i giovani che hanno un passato difficile

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MILANO

"Il problema di fondo non è la musica trap o rap, come alcune istituzioni o personaggi politici affermano, ma il fatto che non esistano adulti in grado di ascoltare e comprendere il disagio giovanile", racconta Don Claudio Burgio, presidente e fondatore di Kayros, che da più di vent’anni si occupa di accogliere i giovani in difficoltà con un passato difficile alle spalle, conducendoli verso un percorso di rieducazione e reinserimento in società. Negli anni ha dato il benvenuto in comunità, offrendo sostegno e una buona dose di fiducia, a ragazzi allo sbando che hanno trovato nella musica una via di redenzione come Sacky, nome d’arte di Sami Abou El Hassan, ma anche Baby Gang e Simba La Rue, all’anagrafe Zaccaria Mouhib e Mohamed Lamine Saida, molto conosciuti nel panorama musicale milanese, arrestati il 7 ottobre per l’aggressione a colpi di arma da fuoco a danni di due rapper rivali avvenuta lo scorso luglio.

Alcuni rapper che lei stesso ha visto crescere non rischiano di portare un cattivo esempio ai più piccoli?

"Io credo che oggi si generalizzi troppo. Il rap, così come la musica in generale, ha sempre avuto la funzione di denuncia sociale e alcuni rapper riescono meglio di altri a raccontare con la massima sincerità quello che hanno vissuto. Dall’altra parte ci vogliono buoni insegnanti, genitori ed educatori che aiutino a comprendere la realtà dei fatti. Poi alcuni dei testi scritti dai ragazzi del collettivo di San Siro sono in fase di crescita: prima parlavano di violenza e di denuncia, ora sono riflessivi e carichi di valore".

Il problema delle baby gang è però una realtà sotto gli occhi di tutti.

"La contestazione giovanile è un fenomeno che si è sempre ripetuto nel corso della storia, oggi però quel salto generazionale non è stato intercettato né dai programmi formativi, né dalle istituzioni e a causa di questa ragione si è creato un vuoto che i giovani riempiono con collera e frustrazione. In merito alle risse di quest’estate che hanno coinvolto due ragazzi che facevano parte della mia comunità, Zaccaria e Mohamed, benché condanni con forza quanto accaduto, posso dire che loro sono la dimostrazione di un contesto fortemente penalizzante: hanno avuto entrambi un’infanzia di sofferenza e di privazioni e non sono ancora riusciti a superare il loro dolore".

È stato criticato per non aver sorvegliato sulla attività di Baby Gang e Simba la Rue in comunità.

"Il giudice che ne seguiva i casi sapeva che alloggiavano in appartamenti senza nessun tipo di sorveglianza. Ho parlato con Mohamed e mi ha confessato che la situazione di libertà lo aveva portato a non riuscire a gestire certe dinamiche. Zaccaria lo conosco da quando ha 15 anni, è un ragazzo dal talento enorme, non deve sprecarlo".

M.R.

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