
Caregiver e giovani disabili (Archivio)
Milano – La percentuale è modesta: è stato finanziato solo il 29,7% delle domande. Ma a renderla ancora più modesta è un dato di fatto di non poco conto: le altre domande avevano i requisiti per essere finanziate. Peccato che, almeno per ora, manchino i soldi. Tradotto: il bisogno esiste, è reale. Le risorse per fronteggiarlo, invece, sono un’ipotesi.
Il quadro
Questo, in sintesi, è quanto è avvenuto, quanto sta avvenendo, in merito al bando e alle graduatorie della misura B2, una misura finalizzata a dare un sostegno concreto alle persone con grave disabilità e non autosufficienti e alle loro famiglie o, meglio, ai caregiver famigliari, a chi si prende cura di loro.
Nel dettaglio, tale misura è rivolta sia ai minori sia agli adulti sia, infine, agli anziani e prevede, a seconda delle richieste, un contributo economico mensile di 400 euro destinato proprio ai caregiver, che nella stragrande maggioranza dei casi devono rinunciare al lavoro o riescono a lavorare solo part-time, o un contributo di 800 euro, sempre a cadenza mensile, finalizzato a consentire alle famiglie di mettere sotto contratto un operatore che possa alternarsi al caregiver nell’assistere la persona non autosufficiente.

Detta, ora, in numeri assoluti, il Comune di Milano ha appena deciso di finanziare solo 720 richieste di B2 sulle 2.423 pervenute ai proprio uffici: una su tre, come anticipato. Pressoché tutte le altre domande sono state ritenute "ammissibili" ma "non finanziabili": in regola con i requisiti e quindi accoglibili, se solo ci fossero i soldi. Vale la pena sottolineare che le graduatorie sono provvisorie e che qualcosa e qualcuno si potrà recuperare in sede di graduatorie definitive. Ma si tratta di attendere l’approvazione del Bilancio d’assestamento in Consiglio comunale, calendarizzato per luglio e poi a novembre.
Tutti responsabili
Le risorse, nel frattempo, arrivano dalla Regione: quest’ultima per il 2023 ha trasferito a Milano e area metropolitana 950mila euro in più dell’anno precedente, in tutto 5,4 milioni di euro. Sono i Comuni, però, a stilare le linee guida secondo le quali liquidare le domande. Per queste ragioni le associazioni della disabilità che hanno deciso di sollevare il caso della B2 sottolineano la corresponsabilità di Comune e Regione nell’aver creato la situazione appena descritta.
Le preoccupazioni delle associazioni
"Siamo molto preoccupati per le numerose segnalazioni arrivate dalle famiglie – spiega Fortunato Nicoletti, vicepresidente di Nessuno è Escluso –. Molte di loro, ora, corrono seriamente il rischio di vedersi interrompere i progetti di vita autonoma in corso. Le responsabilità sono da dividere. Sono della Regione perché chi finanzia un servizio deve anche accertarsi che questo poi sia riconosciuto alle famiglie, non può lavarsene le mani. Sono del Comune perché finora non ha praticamente messo un euro per finanziare la B2. E sono, infine, di un sistema che andrebbe cambiato perché – conclude Nicoletti – non è possibile che ogni Comune si faccia i propri criteri per dare le risorse. Chiediamo a Comune e Regione di trovare i fondi almeno per far proseguire i progetti in corso". Sulla stessa linea Maria Teresa Bellini, referente Confad per la Lombardia: "Il bisogno aumenta e le risorse devono aumentare di pari passo, senza escludere nessuno. Chiediamo sia fatto tutto il possibile per recuperare quanto serve per rispondere a tutte le famiglie".