Dolcenera “Più forte” che mai

L’artista in redazione si racconta e presenta il suo nuovo singolo

Dolcenera in redazione a Il Giorno

Dolcenera in redazione a Il Giorno

Milano, 28 marzo 2019 - Tre anni fa ha chiuso la sua avventura come coach di The Voice dicendo «ci rivediamo in televisione fra altri dieci anni, se nel frattempo non mi sono rintontita (il termine non era esattamente questo...) del tutto». Quindi per il ritorno di Dolcenera sul piccolo schermo c’è ancora da aspettare. Sul web, invece, Emanuela Trane è riapparsa ieri, dalla redazione de “Il Giorno”, per parlare di sé e del recente singolo “Più forte”, prima anticipazione del nuovo album in arrivo dopo l’estate. Ma prima, il controverso rapporto con la tv. «Sono nata in televisione, approdando a Sanremo Giovani nel 2003 grazie a “Destinazione Sanremo”, un programma con Baudo e Cecchetto che si fece solo nel 2002. Dopo aver vinto l’uno e l’altro, nel 2005 riuscii a vincere pure la seconda edizione di “Music Farm”. Ma per me la tv rimane la tv, perché prima viene la musica».

E la musica, al momento, è “Più forte”.

«Già, il mio primo singolo, visto che da qui alla pubblicazione dell’album ne arriveranno probabilmente altri. De André diceva che una bella canzone nasce sempre da un contrasto, da una cosa irrisolta. Anche se la canzone parte da un fatto, io cerco sempre di trarne poi una massima di vita. Questo pezzo è nato al pianoforte, ma poi a condizionare la scrittura sono arrivati pure diversi altri elementi».

Quali?

«Il viaggio che due anni fa mi ha portata a Los Angeles, San Francisco, Miami e Cuba, ad esempio. Ma pure l’ascolto di una musica dai forti contenuti sociali come l’afro trap francese o letture come “Donne che corrono coi lupi” della psicanalista junghiana Clarissa Pinkola Estès. Suggestioni entrate in maniera così prepotente nel mio sentire che la scrittura del nuovo disco s’è trasformata in un flusso continuo; meno rapida la produzione, che mi ha portato via un anno e mezzo di lavoro. Un’eternità».

Che aspirazioni aveva quando sedici anni fa pubblicò il suo primo album “Sorriso nucleare”?

«Far arrivare la mia musica a tutti. Quando ho postato su Instagram la notizia che stavo partendo per gli Usa, mi ha scritto un ingegnere-fan della Nasa di origine italiana che ha imparato la nostra lingua grazie alle mie canzoni per invitarmi a Pasadena. Mi ha fatta piangere dalla gioia scrivendo: ogni volta che vedrai un’immagine dello spazio ricorda che la tua musica ha contribuito ad ispirare un ingegnere impegnato a fartela arrivare».

Lo scorso anno nell’ep “Regina Elisabibbi” ha rifatto pezzi di Ghali, Capo Plaza, Dark Polo Gang, Sfera Ebbasta e perfino Young Signorino.

«Ho provato a spogliare la trap italiana, suonandola al pianoforte interpretando in maniera “seria” i suoi testi; operazione che ha lasciato affiorare ora liriche con una loro dignità ed ora veri e propri cortocircuiti dell’essere umano. Un esperimento sociale».

In un video «Cupido» di Sfera Ebbasta l’ha pure eseguita con The André.

«Sì, per vedere l’effetto che fa. E quando abbiamo scoperto che gli accordi erano simili a quelli di “Caruso” e le abbiamo unite. Debbo dir che lì il crash del sistema c’è stato».

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