Dodici anni fa l’inferno all’Eureco "Noi dimenticati. E si soffre ancora"

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"Sono spariti tutti, ci hanno dimenticati. Chi se la ricorda più l’Eureco? Viene in mente solo all’ennesimo infortunio sul lavoro. Servisse almeno a qualcosa, ad evitare altre tragedie... E invece succede ancora, e poi ancora". Antonella Riunno era la custode dell’Eureco, ribattezzata - poche ore dopo la "strage" del 4 novembre 2010 - la Thyssen milanese. Mancavano cinque minuti alle tre quando un incendio divorò il piazzale dell’azienda di trasporto, trattamento e stoccaggio rifiuti di Paderno Dugnano, raggiungendo sette operai. Quattro di loro morirono dopo settimane, mesi di agonia: Sergio Scapolan spirò nel reparto grandi ustionati di Genova il 13 novembre, aveva 63 anni; una settimana dopo Harun Zeqiri, che di anni ne aveva 44. A febbraio - dopo infinite operazioni - morirono Salvatore Catalano e Leonard Shehu di 55 e 38 anni.

La procura di Monza aprì un’inchiesta iscrivendo nel registro degli indagati il titolare dell’azienda di stoccaggio rifiuti, Giovanni Merlino, condannato a cinque anni di reclusione per omicidio colposo plurimo. "Miscelazioni non autorizzate": scrisse il giudice Antonella Bertoja nelle motivazioni della condanna in primo grado. Per capire la dinamica - e l’innesto di quell’inferno chimico - fu ingaggiato anche il super-perito degli incidenti di Viareggio e Linate, Massimo Bardazza. Pena confermata nel maggio del 2016, in appello. La Cassazione rigettò il ricorso presentato dal titolare. Danno simbolico di 48mila euro (un euro ad abitante) riconosciuto al Comune di Paderno, che si era costituito parte civile. Risarcimento ai parenti delle vittime e una causa legale infinita per i feriti, che erano assunti tramite una cooperativa di logistica, la Tnl.

Sono trascorsi quasi 12 anni. "Io non dimentico, non dimenticherò mai né Salvo (si sarebbero dovuti sposare pochi giorni dopo, ndr) né i ragazzi – continua Riunno –. Mi sembra di sentirlo canticchiare come sempre ’Magari toccasse a me, prendermi cura dei giorni tuoi, svegliarti con un caffè, e dirti che non invecchi mai’, la canzone di Renato Zero. Non è toccato a me. Vive nel ricordo di sua figlia Irma, ma sette famiglie sono rimaste sole". L’ennesima colonna nera di fumo è un colpo allo stomaco. "Negli anni ci ha aiutato tanto il comitato nato in nostro sostegno – ricorda Riunno –, ma la vita è stata stravolta da allora, prima da un lavoro poco sicuro, poi da un lavoro che ancora si fa fatica a trovare e che almeno avrebbe potuto darci uno spiraglio al quale aggrapparci".

Simona Ballatore

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